Palladio, Giorgione, Vivaldi

Di Fulvia Foti

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Se lasciando Padova ci si avvierà verso Nord-Est, percorrendo la strada del Lungo Brenta si proporrà agli occhi uno spettacolo d’incanto, man mano che s’incontreranno e oltrepasseranno le candide ville del Palladio, ambientate nel dolce paesaggio ai piedi dei Colli Euganei; ciascuna circondata da amplissimi spazi verdi con ancora evidenti, malgrado i segni del tempo, le ricche recinzioni sovrastate da molteplici statue realizzate a grandezza d’uomo, anch’esse candide. Molte di queste ville hanno in comune la facciata a forma di tempio, per sottolineare la sacralità della casa (aedes); tale particolarità venne in seguito apprezzata e imitata sia dagli inglesi che dagli americani. Molte ville sono state ristrutturate e aperte al pubblico, come si legge dai cartelli affissi alle entrate, ma tante, troppe, sono ancora in stato di abbandono ed è un vero sacrilegio, perché sono un patrimonio di una ricchezza artistica unica al mondo, come del resto tutta la nostra Italia può vantare. Alla fine del naviglio del Brenta incontriamo Villa Foscari, meglio conosciuta come “La malcontenta”. Percorrendo questa strada in autunno sembrerà di entrare nello sfondo di un quadro del Giorgione, ove i colori dipinti con il pennello si confondono con il paesaggio, senza dissonanze, tanto sono abilmente intinti di realtà. Del resto questi, per nascita, sono luoghi familiari al pittore. Manca ancora un “tocco” per completare questa icona d’arte sublime: un sottofondo musicale rubato alle “Quattro stagioni” di Vivaldi, che apporta con sinuosi movimenti musicali quel soffio di vita, irreale, che trasmette all’anima sensazioni ed emozioni profonde. Tre uomini, tre artisti quasi contemporanei fra loro, tre conterranei… un trittico fatto di architettura, pittura e musica: come non estasiarsi? Omne trinum est perfectum

 

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