VIA ROSETANI

Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

 

via Rosetani
via Rosetani

Via Rosetani si sviluppa nella zona dei Cappuccini Nuovi, a margine della nuova direttrice di traffico che da via Roma sfocia su via Pancalducci. Si presenta come un piccolo quartiere residenziale, defilato dal grande traffico che offre una buona qualità della vita con pochi rumori, posti auto a sufficienza e un rapido inserimento nelle rete viaria. Questo mini quartiere venne concepito e costruito negli anni ’60 dall’Impresa Calzolari, Sindaco Arnaldo Marconi. I signori Ciurciola, quando andarono a vedere il luogo della futura dimora, furono accolti dal buio vellutato di una sera di maggio. Via Rosetani era un campo di grano rischiarato dalla luna e dalle lucciole con, sullo sfondo, gli Appennini. C’era una sola palazzina, quella del signor Prenna e la moglie del poeta Giovanni Ciurciola disse: “Ma qui siamo in aperta campagna, lontani da tutti!” Poi, un po’ per volta, le case crebbero. Arrivarono i Rossini, quelli delle macchine agricole; giunsero il padre di Andrea Angeli e Franco Corbelli, l’arbitro di calcio. Per il fallimento della ditta appaltatrice la strada rimase a lungo un viottolo imbrecciato dove i ragazzini giocavano a palla e si rincorrevano in bicicletta, tranquilli per l’assenza delle auto. In fondo alla via vennero ad abitare il dottor Filipponi, cui era demandato il controllo della salute delle “donnine”, e la sua consorte, una donna schietta che, per farsi passare le arrabbiature, era solita affacciarsi verso il cimitero dicendo: “Ma chi me lo fa fare? Tanto ci ritroveremo tutti lì!” La via prende nome da Padre Felice Rosetani, minorita osservante, che ha una storia bella, strettamente intessuta con la città e con i maceratesi. Era nato a Montesampietrangeli nel 1726 e divenne religioso francescano nel 1744, nel convento di Valleremita, presso Fabriano. Presto venne a Macerata e dimorò nel convento annesso alla chiesa di Santa Croce. Si fece conoscere e apprezzare per la disponibilità verso le classi indigenti e le persone più bisognose che, allora, erano la maggioranza. La sua intelligenza e la sua preparazione lo misero in condizione di saper consigliare saggiamente e a lui ricorsero sia le persone colte che le più semplici, spesso anche i rappresentanti del clero e la stessa aristocrazia cittadina. La sua predicazione, uno dei pochi modi di comunicare in quei tempi, era assai efficace presso la gente, rafforzata com’era dalla sua condotta di vita esemplare. In questo modo Padre

via Rosetani
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Felice partecipava alla feconda attività religiosa e sociale condotta in città dai frati francescani. Ma arrivarono i francesi che, per le note vicende politiche, irruppero in città producendosi nello storico “saccheggio di Macerata”. Nemmeno la chiesa di Santa Croce e il convento dei frati furono rispettati e vennero dati alle fiamme. I francescani sfuggirono alla morte scappando. Non Padre Felice Rosetani che scelse di restare tra i maceratesi, desideroso di aiutarli, di riuscire a fare qualcosa per quelle persone a lui devote che invocavano con fervore il suo nome. Si adoperò affinché gli invasori mitigassero il loro furore facendo leva sul prestigio della sua bontà e sulla forza della sua umile preghiera. Conseguì scarsi risultati ma non si dette per vinto e, per cercare di giovare in qualche modo ai suoi fedeli, accettò di essere ospitato da una famiglia verso cui i francesi, per ragioni politiche, di nobiltà e di amicizia, avevano l’ordine di usare un trattamento di riguardo. Mentre osservava, impotente, lo svolgersi della furia da dietro le imposte di una finestra vide nella via un poveraccio che, ferito e caduto a terra invocava aiuto. Scese in strada, gli si inginocchiò accanto per confortarlo. Mentre lo stava confessando una rabbiosa raffica dei militari li uccise entrambi. Il suo corpo non fu gettato in una fossa comune ma dapprima fu conservato nella chiesa di San Michele per poi essere portato con un interminabile corteo nella chiesa di Santa Croce. Un segno di quanto fosse stimato e venerato dai maceratesi.

continua

 

foto di Cinzia Zanconi

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