di Cesare Angeletti
La battaglia, iniziata con Vincenzo Montanari 50 anni fa, finalmente è terminata. Con articoli di giornale, lettere ai sindaci, servizi televisivi, chiacchierate fatte da me nelle serate presentate a Macerata e, infine, con l’aiuto potente de La rucola avevamo chiesto il ripristino dell’orologio con il planetario. Per anni siamo stati “voce di uno che urla nel deserto” poi la cosa ha preso il via e c’è stato il miracolo. In piazza c’ero e mi sono commosso. L’orologio che i Magnifici Priori di Macerata ordinarono ai fratelli Ranieri doveva essere un “orologio mirabile, a pubblico decoro e di comune utilità” per i cittadini maceratesi. Ben presto data la sua straordinaria bellezza l’orologio ebbe notorietà nazionale. A Macerata c’erano tre appuntamenti settimanali che radunavano in città gente da tutta Italia. Il lunedì il mercato dei cereali, il mercoledì degli animali e il sabato quello della seta. Tutti e tre “facevano aggio”, ossia i prezzi stabiliti a Macerata poi, durante la settimana, erano adottati in tutta Italia. Alle tre manifestazioni partecipavano commercianti venuti da ogni dove. Alle 11:45 i mercati si fermavano perché era d’obbligo, per la sosta del pranzo, peraltro frugale, andare in piazza a vedere l’orologio. Quelli del grano, il mercato era in fondo al corso, e quelli della seta, sotto la loggia dei mercanti, facevano presto mentre quelli degli animali, antico foro boario, dovevano fare una breve passeggiata. Si assisteva al carosello dell’angelo e dei magi e poi la splendida piazza di Macerata faceva da magnifico scenario a un enorme mercato a cielo aperto perché i vari commercianti si fermavano a scambiare opinioni e a definire le contrattazioni già iniziate ai mercati. Il magnifico “salotto storico”, la piazza, li accoglieva e loro, trattando affari, alzavano spesso lo sguardo a rimirare il capolavoro dei Ranieri. Tornati a casa, narravano quello che avevano visto ai loro familiari e a quanti conoscevano, invitandoli ad andare a Macerata per ammirarlo a loro volta. Ho voluto ricordare questo aspetto perché per tanti anni, senza grandi mezzi di comunicazione ma solo con il passaparola, l’orologio è stato messaggero di Macerata per l’Italia e mi auguro che oggi, grazie ai mezzi di comunicazione disponibili, lo sia ancora perché lo merita per la sua unicità.