Di Fernando Pallocchini
Siamo ormai prossimi alla tornata elettorale e gli italiani si recheranno alle urne chi per eleggere i nuovi (si fa per dire… nuovi) amministratori comunali, chi quelli regionali. Molto probabilmente circa la metà degli aventi diritto al voto saranno assenti. Perché? Perché da tempo in Italia, a tutti i livelli amministrativi, c’è un grande assente: la politica. Quella vera. Non quella che ci stanno spacciando per politica ma che è solo un arrivismo personale dei singoli e delle lobby, più o meno grandi, più o meno piccole, che ci sono dietro. Non esiste da tempo un punto fisso, tutto è stato scientemente smontato: politica, famiglia, assetti sociali, lavoro, identità di genere, giustizia, solidarietà, rispetto per le idee altrui… ovunque si posa il pensiero niente è più nell’ordine naturale, come dovrebbe essere. In mare i naviganti hanno un punto di riferimento fisso per non perdere la rotta: la stella polare. La bussola ha il nord da segnare, sempre. Senza un punto di riferimento la massa si perde. È quanto sta accadendo in Italia, le persone non sono più unite per eleggere i propri rappresentanti ma si sono disgregate, disperse, ognuno seguendo il proprio interesse del momento. Perché dovrei scomodarmi per andare a votare? Sto meglio in poltrona a guardare le scemenze televisive. O a occuparmi del mio hobby. O a fare ciò che più, ora, mi piace. È uno sbandamento generale. Il punto fisso è un riferimento stabile, che dà fiducia, che invita a partecipare, che rende coesi. Oggi i partiti non sono più guidati da una idea politica pura ma dalle convenienze del momento, non c’è più al centro dell’ideale l’interesse a servire la comunità, il cosiddetto “spirito di servizio”. Il risultato è sotto gli occhi di chi vuol vedere, è lo sfaldamento dei partiti, cioè delle idee. Pur di arrivare a lambire il potere con un assessorato, con una presenza nella commissione urbanistica, con un incarico qualsiasi, si rinnega la propria appartenenza ideale. I puri sono rari, oggi i personaggi da destra vanno a sinistra e viceversa. Si stringono alleanze malsane con gli avversari di sempre, che avevano idee opposte riguardo la gestione della cosa pubblica e atteggiamenti assai diversi riguardo al sociale. Il risultato è la cattiva gestione del Comune, della Regione, dello Stato e chi ne subisce le conseguenze, sempre negative, è la massa dei cittadini chiamata in continuo a sacrificarsi per le malefatte di pochi. Allora? Dove è andata a finire la “politica” che lavora per il bene comune? È morta, sacrificata per gli interessi altrui. Siamo in piena decadenza morale che ci ha condotto alla decadenza economica e ci sta conducendo sulla via della decadenza sociale. Purtroppo, volendo ridurre tutto a un semplice rapporto primitivo, possiamo affermare che, oggi, la materia ha il sopravvento sullo spirito. Oggi è più importante avere piuttosto che dare. Oggi è più importante apparire che essere.