Tratto da Macerata tra storia e storie
di Fernando Pallocchini
Ai maceratesi corso Cavour fa poco effetto, sono abituati e non lo guardano con occhio critico o curioso. Invece la signora Liliana, una argentina ospite della città ce ne dà un giudizio sincero non avendo gli occhi bendati dall’assuefazione: “Corso Cavour è bellissimo, sia che si guardi ai Cancelli oppure si osservi l’infilata di palazzi verso il monumento alla Vittoria. C’è ovunque una visione prospettica piena di vita! Però, quello che mi ha stupito in questa Italia da primo mondo (carina la definizione) sono i marciapiedi. Per noi donne che amiamo passeggiare calzando scarpe con i tacchi alti sono difficili da transitare. Perché sono così sconnessi?” Corso Cavour è una realtà sì pittorica ma caotica. Il suo fascino, perché indubbiamente ne ha, deriva dalla stratificazione delle architetture che caratterizzano i suoi palazzi.
Queste vanno dalle residue, ma ben conservate, piccole e basse casette delle origini, alle austere costruzioni del ‘700/’800, per continuare con lo stile rigoroso dei due blocchi prossimi a piazza Vittoria e finire con le imponenti e squadrate più recenti realizzazioni. La grande disponibilità di parcheggi (si parcheggia su un lato della via, nelle vie tutto intorno e nel parcheggio Garibaldi) rende la vita dei negozianti più facile rispetto ad altre situazioni cittadine, riuscendo questi a servire agevolmente clienti maceratesi e dei paesi dell’entroterra. Una mamma con “carrozzina gemellare” (due splendidi pupi!) ci ha fatto notare una barriera architettonica che per lei è una vera e propria forca caudina. I due sottopassaggi che dovrebbero evitare l’attraversamento di piazza Garibaldi presentano scale impossibili da percorrere con la carrozzina (e i disabili?) e sono un impiccio perché… provate voi a passare col passeggino nello spazio lasciato ai pedoni, sia a destra che a sinistra, tra i muri delle case e il muretto delle scale! Ogni volta rischia una strage familiare perché è costretta a passare sulla strada…
continua
Foto di Cinzia Zanconi