Tratto da Macerata tra storia e storie
di Fernando Pallocchini
La costruzione più interessante che si erge nella parte mediana di corso Garibaldi è senz’altro Palazzo Torri, fronteggiato dall’omonimo emiciclo. Qui, alla fine del 1700, soggiornò per 5 giorni Napoleone Bonaparte che rimase tanto affascinato dalla vista che si godeva dal giardino pensile posto sul retro del palazzo da scriverne a Parigi. E ancora a Palazzo Torri pose il suo quartier generale, prima della battaglia tolentinate della Rancia, il re di Napoli, Gioacchino Murat. Arrivando ai primi del 1900 troviamo un altro personaggio illustre, per altri versi: la principessa Vincenza Sforza Santafiora, che le cronache rosa dell’epoca davano per “intima” del re Umberto I°. Della sua presenza è restato un pianoforte Bluthner, un raro ¾ di coda, dono del re, che durante un’asta venne acquisito dai fratelli Marinozzi e ora fa bella mostra di sé in una casa di Pollenza e la sua dolce sonorità è stata rinverdita dalle mani di quell’eccezionale pianista qual’è il Maestro Gino Brandi. Tornando alla via, alla fine del 1100 non v’è traccia alcuna dell’attuale corso Garibaldi, da quel lato, fuori dal Castrum, ci sono solo tre chiesette, quella di Santa Croce, l’altra di San Giorgio (da non confondere con le odierne) e una dedicata a Sant’Andrea “de trasannis”. Dopo un secolo le tre chiese sono inglobate in costruzioni che si sviluppano lungo il costone e le prime due cambiano di nome in San Salvatore e San Gregorio. Alla fine del 1300 si aggiunge la chiesa di San Tommaso ma l’area non è ancora compresa nel perimetro delle mura. Nel XV secolo scompare San Gregorio e si rinomina Sant’Andrea in San Lorenzo cui è annesso un monastero, le case aumentano e vengono difese sul lato che dà verso la vallata del Potenza da un muraglione. Solo alla fine del 1500 la zona intorno corso Garibaldi assume un aspetto più definitivo, entra a far parte integrante della città e viene finalmente inclusa nella cerchia muraria difensiva.
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Foto di Cinzia Zanconi