Mario Coriolano e le storie (in)tese 2

di Umberto

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Ladri di sigarette

Anni ‘50. Un operaio della cartiera aveva notato che diminuiva il numero delle sigarette che teneva nel taschino della giacchetta appesa nello spogliatoio. Come scoprire il ladro? Tolse metà del tabacco da una sigaretta, inserì un pizzico di polvere da sparo e rimise il tabacco. Sistemò la sigaretta nel pacchetto fra le altre. Il giorno dopo lasciò con noncuranza la giacchetta al solito posto. Alla fine del turno notò che chi gli dava il cambio non portava più le sopracciglia e che il ciuffo che gli calava sugli occhi era bruciacchiato. Trovato il ladro!

 

Ladri di legna

Anni ‘20. Una coppia di anziani notò che dalla legnaia situata fuori casa spesso mancavano ceppi di legna. Lui era un esperto cacciatore e aveva dimestichezza con la polvere da sparo. Ne inserì un po’ nel vuoto di un ceppo. Dopo qualche giorno si sentì un forte boato provenire dalla casa di un vicino, con caduta di un comignolo. Anche qui trovato il ladro, solo che si era esagerato con la polvere impiegata.

 

Il cagnolino col cappottino

Uscendo dalla chiesa in quella giornata assai fredda, Mario Coriolano pestò inavvertitamente la zampetta di un cagnolino che indossava un cappottino, al che l’animale guaì (per dirla col Parini: “Aìta aìta, paréa dicésse!”). La signora che portava al guinzaglio il cagnolino guardò con astio il colpevole del guaito, il quale sottovoce azzardò: “Se lei invece del cappottino gli avesse messo le scarpettine io gli avrei fatto meno male!”

 

Li sòrdi pé’ lu porcu e l’ojo

Giocando a carte Antonio dilapidò in una serata quanto aveva risparmiato per comperare il maiale e l’olio. Quella sera rincasò molto tardi, cercando di non far rumore per non svegliare sua moglie. S’infilò nel letto ma a furia di girarsi e rigirarsi la svegliò. “Che ci-hai ‘stanotte, perché non durmi?” – “Me sò’ jocatu tutti li sòrdi pé’ lu porcu e pé’ l’ojo. Mmo te l’ho dittu, adesso penzace tu, io ci-ho penzato tutta la notte!” Si girò dall’altra parte e dormì.

 

Un altro giocatore incallito

Dopo una nottata di gioco il ragazzo si barricò in bagno portandosi dietro una pila di piatti, di quelli più buoni. I genitori furono svegliati dal rumore di un piatto rotto e dalle grida del figlio che diceva: “Datéme li sòrdi sennò roppo tutti li piatti e me ‘mmazzo!” I genitori non fecero in tempo ad arrivare verso il bagno che sentirono rompersi un altro piatto: “Vojo li sòrdi sennò roppo tutti li piatti voni e me ‘mmazzo!” I genitori, conoscendo il vizio del figlio, gli chiesero quanto avesse perso. Il figlio: “Sono tanti!” e giù un altro piatto rotto. “Adesso calmati, pagheremo come abbiamo fatto le altre volte”. E giù un altro piatto. “Tanti, quanti?” – “Sette milioni di lire!” – “Allora ‘mmazzete!” Lui non si ammazzò e i genitori pagarono.

 

Il morto si muove

A lui piaceva bere. Il giorno in cui doveva ricoverarsi in ospedale fece il giro delle osterie e dei bar dal mattino fino al tardo pomeriggio. Quando decise di ricoverarsi era ormai notte. Il portiere gli disse: “I medici sono andati tutti via, torna domattina”. Lui fece finta di andarsene poi, non visto, s’infilò nella camera mortuaria, coricandosi di fianco a un morto, dividendo con lui il lenzuolo. La mattina dopo il portiere fece un giro di perlustrazione, entrando anche nell’obitorio. Vide un lenzuolo muoversi e scappò via dalla paura. Quando ricevette il cambio non riuscì a dire al collega quello che aveva visto, dato che per la paura era diventato balbuziente. Per concludere gli vennero i capelli bianchi.

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