Tratto da Macerata tra storia e storie
di Fernando Pallocchini
La via del Convitto inizia da Porta Montana, un torrione realizzato nel XIV secolo al posto di quello del castrum di Santa Maria Maddalena e la sua altezza, accentuata dallo scoscendimento sottostante, ne rendeva ardua la scalata. I difensori maceratesi dall’alto della torre spezzavano i collegamenti degli assalitori tra l’est e l’ovest della città e potevano utilizzare, riparati dai merli, il “tiro ficcante” per colpire i nemici in lontananza o il “tiro radente”, dalle feritoie, qualora si fossero avvicinati troppo. Il sistema difensivo si avvaleva di beccatelli, feritoie, troniere e incastri interni per le saracinesche in ferro, una macchina da difesa perfetta dotata di piombatoi da cui gli assediati lanciavano ogni cosa sopra gli avversari. Si possono ancora notare i fori, posti sotto i beccatelli, in cui si installava la bertesca che proteggeva e spostava in avanti i balestrieri. Quindi origini antichissime per quella che oggi, a partire dal 1874, è chiamata “via del Convitto” ma che in epoca lontana, per via del convento che la fronteggiava, era detta “via degli Apostolini”. Nel 1100, oltre ai ben noti “podium” e “castrum” dalla cui unione nacque Macerata, c’era, proprio dov’è oggi via del Convitto, il “Castrum Sanctae Marie Magdalene”, un piccolo centro fortificato con annessa chiesa, monastero e, probabilmente, un torrione. Questo castrum rimase invariato fino al XV secolo quando si iniziò a inglobarlo nella cerchia muraria di Macerata in espansione. Verso il 1370 le suore si dileguarono e in loro sostituzione arrivarono i Padri Apostolini (detti anche Religiosi di San Barnaba) che riedificarono la piccola chiesa dedicandola a San Barnaba e a tutti gli Apostoli. Il fondatore fu il Beato Filippo da Fermo le cui reliquie sono state ritrovate intatte nel 1773 da alcuni muratori intenti al lavoro; questi stavano costruendo un nuovo altare ed ebbero la sensibilità di rimetterle al loro posto presso l’altare maggiore dove ancora giacciono. Gli Apostolini furono soppressi nel 1643 da Papa Urbano VIII, a loro subentrarono i Padri del Terzo Ordine Regolare di San Francesco ma solamente per tre anni. Nel 1652 nella struttura si insediò il Seminario che vi rimase fino al 1683, anno in cui venne trasferito nel palazzo che si trova dirimpetto al Duomo. Ennesimo trasferimento, questa volta a favore di una opera dalla significativa finalità sociale. C’era a Macerata Vincenzo Berardi, un benefattore che nel 1622, per testamento, aveva fondato in via Padre Matteo Ricci presso la sua abitazione, già frantoio di famiglia, un orfanotrofio. Questa istituzione rimase qui per oltre sessanta anni. Nel 1683 traslocò nell’ex convento di via del Convitto che divenne un Conservatorio delle Orfane, delle giovani orfanelle dette “Berarde” in memoria del mecenate. L’istituto era diretto da Maestre secolari guidate da una Priora e risulta dai documenti che nel 1694 accoglieva una trentina di ospiti. Nel 1808 avvenne il passaggio delle consegne alla Congregazione di Carità ma solo per pochi anni, fino a quando il vescovo Vincenzo Maria Strambi dopo aver riformato le regole del Pio istituto lo pose sotto la guida di una nobildonna maceratese. Ancora cambiamenti ci furono nel 1847 a favore delle Suore di San Giuseppe di Torino per far ritornare la direzione, nel 1907, di nuovo alla Congregazione di Carità con la differenza che al posto delle suore vennero chiamate alcune maestre. Nel 1927 l’Orfanotrofio contava 81 alunne affidate alle Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice. Poi è arrivato l’attuale plesso scolastico, il restauro della chiesa di San Barnaba e la sua destinazione a uso di auditorium per l’Istituto scolastico Enrico Mestica, una nuova struttura dalla buona capienza utilissima per incontri culturali e musicali, presentazioni, convegni e seminari di studi. La chiesa, attrezzata con un impianto di amplificazione all’avanguardia, presenta pregevoli dipinti dell’800 e un notevolissimo, splendido, Cristo ligneo di epoca precedente.
continua
Foto di Cinzia Zanconi