di Cesare Angeletti
Può sembrare strano dire: “C’era una volta il giornalismo !” Ma, facendoci caso, vi accorgete che è proprio così. Le grandi firme che hanno fatto la storia della carta stampata e dell’informazione televisiva cercavano la notizia di cronaca nera, ne verificavano l’autenticità e poi la davano scrivendo un articolo che, in molti casi, era un saggio giornalismo. Il fatto era descritto sin nei minimi particolari, dando con chiarezza la descrizione dell’avvenimento e poi la notizia, nei giorni successivi, passava sempre più indietro nelle pagine del giornale, sempre con meno enfasi e minor spazio. Attualmente le cose sono molto cambiate. Oggi il giornalismo, siccome la cronaca nera sembrerebbe far aumentare sia la tiratura che gli ascolti, funziona così: appena arriva in redazione la notizia di un fattaccio ci si precipita sul posto e si rimesta, senza rispetto alcuno, nel torbido solo per fare notizia. La madre che ha perso un figlio, l’uomo che ha perso un fratello e così di seguito, si trovano, nello stesso giorno in cui è accaduta la disgrazia, accerchiati da giornalisti che, al pari di spietati avvoltoi, puntano su di loro microfoni e telecamere senza alcuna pietà, facendo domande che spesso sono tanto banali da rasentare la stupidità, il tutto in un momento di immenso dolore per gl’intervistati. Per la cronaca televisiva poi si è arrivati addirittura al patetico. Nell’invernata scorsa c’è stato il povero, davvero miserevole fenomeno degli “ innevati speciali”, ossia quei giornalisti che, per ottenere un maggior effetto, facevano il loro reportage sulle nevicate… sotto la neve. Martiri! Poi, durante le alluvioni, c’erano altri giornalistucoli che, con indosso stivali, impermeabili e cappelli antiacqua parlavano stando, con coraggio belluino, sotto la pioggia torrenziale. Che eroi! L’utilizzo di immagini usate per illustrare una notizia che, invece, sono di altre località o di un altro servizio è ormai quasi abituale. Poi si è arrivati a toccare il fondo con il recente reportage sul bambino barbaramente ucciso, nel quale si è architettato a tavolino di far passare… per puro caso, colui che lo aveva trovato morto, e questo proprio mentre la giornalista era in diretta! Per avere l’effetto voluto dalle due “giornaliste” (?) quel poveruomo è stato costretto a fare avanti e indietro per la piazza due o tre volte. Penso che a questo punto il Giornalismo, sì, quello con la G maiuscola, quello dei grandi del passato, non ci sia più. Oggi fare cronaca è: trovare un grosso “bisogno” (più grande è meglio è) metterci dentro le mani e rimestare il tutto continuamente, senza turarsi il naso, senza rispetto per nessuno, con il solo scopo di aumentare audience e tiratura.