PORTA ARRIGONIA

Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

Porta Arrigonia, tracce
Porta Arrigonia, tracce

Era una città importante Macerata, come ci hanno raccontato i cinque viaggiatori, ben fortificata, e per potervi accedere bisognava passare attraverso le sue porte che nel corso dei secoli sono apparse, scomparse, sono state modificate. Vediamone alcune, tra storia e storie…

 

Nelle prossimità di rampa Zara, andando a prendere l’ascensore che porta in via Armaroli, lungo il corridoio interno del terminal dei bus cittadini, sulla sinistra incuriosisce l’incontro con una vecchia porta della nostra città che mai ci si aspetterebbe di trovare lì dentro. I tecnici comunali, pochi anni or sono, mentre provvedevano alla sistemazione di questi locali che sono sotto l’autosilos, si trovarono di fronte a tanto manufatto di origini antiche. Ci fu chi, cercando qualche notizia, si trovò avanti al toponimo “Porta Arrigonia”. Ma non si andò oltre la fine del ‘700. Addirittura qualche buontempone pensò a una marca di pomodori pelati! Invece bisognava risalire, in un certo senso, all’apostolo delle genti: a San Paolo. Infatti, già nella metà del secolo XIII si ha la memoria di una “Porta di San Paolo” che, nelle primitive fortificazioni cittadine, si apriva nei pressi della chiesetta omonima, edificata sul luogo ove

Parcheggio coperto e area sosta dei bus urbani
Parcheggio coperto e area sosta dei bus urbani

oggi insiste la “Loggia del grano”. Durante i lavori di costruzione delle fortificazioni albornoziane, nel 1367, si stabilì di restaurare (o rifare?) questa porta. Poi la sistemazione voluta dallo Sforza delle mura determinò la cancellazione mediante interramento della “Porta di San Paolo”. Ci fu qualcuno che reagì auspicandone il ripristino un po’ più a ovest di prima e rimase nell’uso comune il toponimo, cui si aggiunse “della Ripa”. Contribuirono ulteriormente alla cancellazione i nostri bisnonni che, specie nel ‘700 (il secolo del rinnovamento edilizio), adottarono un semplice metodo per l’eliminazione dei terreni di risulta: li rovesciavano lungo questo tratto di mura, tanto che vi si poteva scendere anche con carri e carretti, in barba al dazio e ai dazieri. A questo abuso, continuato per lunghi anni, pose fine il Governatore Monsignor Gianfrancesco Arrigoni che ordinò la rimozione di questa terra di riporto destinandola all’ampliamento della strada di circonvallazione, in pratica spostandola di poche decine di metri e buttandola di sotto, a colmare lo scoscendimento. “Si scoprì allora – come scrive un cronista dell’epoca – l’antica Porta della Ripa”. Fu restaurata con la consulenza del corridoniano Antonio Mollari, architetto e ingegnere. I lavori ebbero termine nel 1790, come ricordava una iscrizione lapidaria innalzata in onore del Governatore stesso. Ma, anche stavolta, la “resurrezione” fu di breve durata. Per la costruzione, in aderenza, del nuovo macello comunale nel 1846 la “Porta Arrigonia” venne chiusa. La chiusura di Porta Arrigonia creò a metà dell‘800 un piccolo problema ai cittadini meno abbienti e di fede… “naturalista” che ingrossarono, verso sera, la fila di chi si dirigeva verso Porta Duomo. Allora non era come oggi che in casa ci sono bagni a ogni piano e anche di più. Molte abitazioni ne erano totalmente sprovviste quindi, al calar del sole, tra lume e scuro, non erano pochi quelli che, passando per Porta Duomo, andavano a espletare, con estrema discrezione, oltre le mura. Qui li attendeva un contadino il quale, armato di pala e secchi, faceva una cospicua raccolta di ottimo fertilizzante. Così almeno ci è stato raccontato da chi ha avuto tramandata l’indiscrezione verbalmente e, nello stesso modo, continua a tramandarla. La memoria dell’antica porta venne lentamente cancellata e il colpo di grazia si ebbe nel 1933 con la sistemazione del “Mercato Coperto”, successivamente divenuto bivalente per la realizzazione nel piano mediano di un’area destinata a parcheggio, indi trivalente in quanto a piano terra si è dapprima ricavato un bar, poi un locale per gli autisti dei bus cittadini.

continua

 

foto di Cinzia Zanconi

 

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