Macerata, il paese delle favole

Il conto della serva sull’acquisto ParkSì

 parksi giardini

Immaginate la scena… l’affittuario di una casa va dal proprietario della stessa e gli dice: “Vuoi comprare il tuo appartamento? Te lo vendo per 50mila euro!” In una situazione normale il proprietario della casa, dipenderà dall’ umore, potrà guardarlo storto… scoppierà in una risata… o dirà: vaffan… A Macerata no, non è così. Il proprietario del ParkSì (il Comune, oggi rappresentato da Carancini & Company) sceglie una quarta opzione: si compra la sua struttura! E’ il mondo delle favole, dove il gatto e la volpe circuiscono l’incapace (si può credere che l’Allegra Brigata sia così incapace?). Ma è una realtà e costoro stanno discutendo su fantasiosi giustificativi per spendere (è un eufemismo perché il termine corretto sarebbe: dilapidare!) denaro pubblico. Ribadiamo il concetto: il Comune vuole acquistare (un paio di milioni di euro… nucèlle) un parcheggio che è suo e che riavrà gratis alla fine della concessione, un parcheggio che perde 200mila euro l’anno e che avrà bisogno di una ristrutturazione (altre centinaia di migliaia di euro da spendere). Non sarebbe meglio dire al gestore (che, guarda caso, non si è mai saputo – o voluto – organizzare per rendere efficiente la struttura, e ogni tanto fa la proposta oscena…): “Rimetti 200mila euro l’anno e hai un piano chiuso? Guarda, ti do io, Comune, 100mila euro così che dimezzi la perdita, purché permetti ai residenti muniti di permesso la sosta gratuita al piano inutilizzato!” In un mondo normale sarebbe una proposta vantaggiosa per tutti: per il gestore, per i residenti e per il Comune che libererebbe dalle auto in sosta molti spazi in città. In un mondo normale… non a Macerata, il paese delle favole. E la mancanza di coerenza con quanto di buono è stato fatto dove la mettiamo? Il riferimento è al Palazzo Buonaccorsi. E’ stata creata una bella realtà museale e invece di fare un parcheggio a servizio sotto Rampa Zara ne andate a comprare uno (già vostro) dalla parte opposta!

Fernando Pallocchini

 

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