Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,
origini e vicende politiche di Adversi, Cecchi, Paci
Il Commissario Valerio
Gubbio all’Umbria, Visso alle Marche
Dopo il “sì” plebiscitario favorevole al Re, il Decreto Valerio introduceva la coscrizione obbligatoria poi, successivamente, si dichiarò sospesa la facoltà di Teologia presso l’Università. Il 6 dicembre il commissario Valerio indiceva la elezioni comunali, fissate per il 25, e quelle provinciali per il 5 gennaio. Le adesioni erano scarse perché gli aventi diritto non si iscrivevano nelle liste elettorali. A seguito del cambiamento del territorio, in quanto Gubbio passava all’Umbria e Visso entrava nella provincia di Camerino, le elezioni provinciali vennero sospese. Oltretutto i parroci erano restii a mostrare i registri parrocchiali, uniche fonti per la revisione delle liste elettorali. Il 22 dicembre le Marche furono divise in quattro province, con Camerino inglobata da Macerata. Intanto il maceratese Diomede Pantaleoni, collaboratore del Cavour per la questione romana, entrava nel primo parlamento italiano.
Commenti sull’operato del Valerio
Il 19 gennaio 1861 terminava il suo compito il commissario straordinario Lorenzo Valerio, persona mai rimpianta dai maceratesi, addirittura invisa, in quanto fu lui che guidò il potere verso Ancona a scapito di Macerata.
Gaspare Finali (1896): “Fra i pochi superstiti delle maggiori città marchigiane che ricordano quel tempo, non ha amici la memoria di lui a Macerata che vide sorgere rivale e maggiore la Corte di Appello di Ancona.” – “Le province di Ancona, Macerata e Pesaro si formarono variamente con distacchi di territorio a favore della prima a discapito delle altre due… Nel mentre dianzi era contenta di un tribunale di prima istanza, divenne la città di Ancona sede primaria di una corte d’appello, con due sezioni a Macerata e a Perugia; e Macerata, città giustamente superba dal suo Studio e delle nobili tradizioni della sua Rota, quasi emula della romana, e del suo tribunale d’appello con giurisdizione in tutte le Marche, lo vide ridotto a sezione della novella corte anconetana con giurisdizione su due sole province.” – “…non chiare ragioni del distacco di Loreto, il cui territorio risulta attualmente quasi completamente incapsulato e rinserrato, salvo una stretta lingua nella provincia di Macerata.”
Come si distrugge la forza di una città
Macerata quindi non fu soddisfatta di Lorenzo Valerio perché vide mutilata la sua antica e prestigiosa Università, ridotta a una sola facoltà e in una posizione giuridica poco chiara. Perché vide il suo potere politico e giudiziario trasferito ad Ancona. Perché vide parti importanti del suo territorio annesse alla provincia di Ancona. La serie di provvedimenti sfavorevoli a Macerata fu dettata al Valerio da un sentimento di avversione per la città che ospitava la redazione della “Annessione picena”, pubblicazione a lui avversa? Oppure, come esprime Carlo Luzi, ciò si dovette al suo carattere “debole, di non grandi idee, sempre trascinato nel male e nel bene dall’esempio e dagli ordini altrui”? O, aggiungiamo noi, perché obbedì a ordini superiori che volevano un diverso assetto politico delle Marche? Domande senza risposte. L’unica certezza è che Macerata uscì dalla gestione Valerio assai menomata a favore di Ancona e che la città, da centro importante di un piccolo stato, divenne una qualsiasi cittadina in uno stato molto più vasto, ruolo da cui non si è più riavuta.
I renitenti
La chiamata alle armi dell’8 maggio 1861 non piacque ai maceratesi che s’imboscarono: la renitenza riguardò ben 1500 giovani, tanto che il prefetto Bosi collocò drappelli di truppa presso le case dei renitenti, alloggiati e nutriti sulle spalle delle loro famiglie.
I personaggi
Marino Mazzetti – fu volontario garibaldino nella campagna del Tirolo, a Monterotondo e a Mentana; introdusse la dottrina socialista a Macerata costituendo una sezione cittadina dell’internazionale socialista.
Pietro Sbarbaro – nel maggio 1874 venne ad animare la città Pietro Sbarbaro, professore all’Università, ideologo moralista… uomo frenetico più che uomo sano… che promuove la moralità con furia di parole e con processi improvvisati dinanzi a turbe cupide di spettacoli malsani: una bandiera della democrazia maceratese.
continua