di Umberto
Quella trattoria era rinomata per la cucina ruspante. Il piatto più richiesto: fagioli con le cotiche. Il protagonista della vicenda era a cena con gli amici e scommise con se stesso, alquanto magro come era, che sarebbe stato in grado di mangiarne tre piatti. I fagioli erano quelli rossi, i borlotti locali, cucinati a dovere con sedano, cipolle, grasso e magro di prosciutto, pomodoro fresco. Tre piatti dovevano essere e tre piatti furono, il tutto annaffiato da un mezzo litro di vino rosso della casa. Quattro chiacchiere e buona notte a tutti. Appena prese la strada di casa cominciò a sentire dei borbottii nella pancia e qualche rumoretto da basso, appena avvertibile. Per far prima prese per un sentiero ben conosciuto, pochissimo frequentato, in quella notte illuminato dalla luna piena. Era un freddo “cane” (il cane, poi, sarà protagonista), saranno stati sette/otto gradi sotto lo zero, le mani gli si erano intirizzite, già vedeva da lontano le finestre di casa sua illuminate, quando quel borbottio e quei rumori, sempre più ravvicinati e sempre più sonori, lo costrinsero a prendere una decisione, l’unica da prendere. Visto che non avrebbe fatto in tempo ad arrivare a casa si sbottonò i pantaloni, se li abbassò, si accucciò e proprio quando stava per dare inizio al “concerto” gli si parò dinnanzi un cane lupo, che cominciò a ringhiare e ad abbaiare da far paura. Fu costretto a bloccare la operazione ma, per sua fortuna, si accorse che lì vicino c’era un grosso sasso appuntito che sporgeva dal terreno. Lui avrebbe voluto prenderlo con la mano per tirarlo al cane ma non riuscì ad afferrarlo perché le sue dita erano congelate. Dato che il cane diventava sempre più minaccioso, all’istante decise di darsela a gambe, inseguito dal cane e seminando” tutti i fagioli, cotiche comprese, lungo il sentiero! L’animale per fortuna si fermò, lui si sistemò alla bell’e meglio e una volta entrato in casa raccontò tutto quello che gli era successo, terminando con una frase rimasta celebre fra i paesani: “Lu cà’ era sciordu e lu sassu legatu!” alludendo al brutto scherzo che gli avevano giocato i tanto amati fagioli.