di Giorgio Rapanelli
Nel 1963 girai un filmato all’interno del convento degli Zoccolanti. Allora ci abitavano tre persone di Corridonia, i tetti sia del convento che della chiesa erano ancora intatti. Oggi tutto è crollato e l’antica struttura, che versa in stato di completo abbandono, è fatiscente. Gli Zoccolanti faranno la fine dell’ex convento delle Clarisse, andato in malora per il disinteresse decennale del Comune, tanto che oggi ci stanno costruendo delle Case popolari. La facciata degli Zoccolanti ancora è in buono stato e questo lo dobbiamo all’assessore Giuseppe Compagnoni, che utilizzò per il restauro maestranze in pensione. Poi, negli anni seguenti, ci fu il disinteresse totale verso la sorte di questa imponente struttura, vero simbolo di Montolmo, un convento nato come luogo di preghiera e di cultura nel XVI secolo. Una bella opportunità per il recupero di questo monumento architettonico si ebbe anni fa, quando l’Assessore Frenzi Brusiani fece ospitare dal Comune una delegazione dei Cavalieri del Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta. Uno dei Cavalieri era il compianto professor Francesco Nobili-Benedetti, di antica famiglia originaria di Monte dell’Olmo. Era l’epoca della guerra in Bosnia e il Cavaliere Nobili-Benedetti chiedeva al Comune di restaurare un paio di stanze del convento degli Zoccolanti, su cui avrebbe issato il vessillo dell’Ordine e avrebbe immagazzinato i medicinali da trasportare in Bosnia con gli elicotteri. Il Comune neanche rispose, con grande disappunto di Frenzi, che aveva visto l’opportunità, grazie ai potentissimi Cavalieri di Malta, di poter trovare i fondi per restaurare lo storico complesso degli Zoccolanti.
La storia
Un centro di cultura
Dismesso dai francesi, poi dal Commissario Valerio
Su un colle dirimpetto a Corridonia si erge l’antico convento di Santa Maria dei Monti, dei Frati Minori dell’Osservanza, francescani detti anche Zoccolanti perché sono i soli ad avere il permesso di indossare gli zoccoli nelle zone di Camerino e Foligno, per difendersi dalle vipere frequentando zone montuose. La costruzione della chiesa e dell’attiguo convento fu autorizzata dal Papa Giulio II, venne realizzata nel 1510 con la direzione dei lavori affidata a un monaco-architetto proveniente dalla casa madre di Osimo. Fin da subito questo monastero divenne un punto di riferimento per tutto il territorio circostante, addirittura uno dei più importanti della provincia. Infatti i frati francescani vi impiantarono uno Studio, oggi diremo una Università, sul quale convergevano influenti, nonché facoltosi, personaggi. Fino a tutto il 1600 continuò la sua importanza che venne vanificata prima da una terribile pestilenza che spopolò la zona, poi, nel 1703, da un disastroso terremoto che provocò gravi danni alla struttura. Nel 1810 il monastero fu soppresso con decreto napoleonico e sia gli orti che i fabbricati furono prima venduti dal Demanio al marchese Clemente Ugolini, poi concessi a privati che ne fecero gli usi più disparati. Nel 1843 i frati riscattarono dal marchese la struttura che in tre anni venne restaurata e i religiosi vi rientrarono, fino al 1860 quando, per ordine del Commissario Valerio (quello stesso che decretò la fine della importanza di Macerata a favore di Ancona) la proprietà passò alla cassa ecclesiastica. Gli “Zoccolanti” vi rimasero fino al 1867 quando lasciarono il convento a causa delle leggi sulla soppressione degli ordini religiosi. Nel 1909 il Fondo per il Culto, dopo il sopralluogo dell’Ufficio Tecnico di Finanza di Ancona, chiuse la chiesa e cedette la proprietà al Comune. Divenne lazzaretto e ci si fece di tutto e di più, perfino la coltivazione del baco da seta. Nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto, ospitò per 15 mesi i profughi provenienti dalle province di Udine, Gorizia e Belluno. Durante la seconda guerra mondiale fu rifugio per sfollati, poi le stanze accolsero le famiglie più bisognose, fino a quando, negli anni ’60, furono costruite le case popolari. Da qui in poi rimase disabitato e iniziò il lento declino strutturale, il crollo dei tetti e la fatiscenza. Attualmente non è più visitabile.