di Lucio Del Gobbo
Nella casistica degli artisti marchigiani che riscuotono notevole successo anche fuori della loro regione, dove spesso per essi c’è discreta disattenzione, il caso di Ivo Batocco è tra i più emblematici. Pittore di origini cingolane, è noto e apprezzato sia in paesi esteri, come Francia e Lussemburgo, sia in città italiane tra le più accreditate per cultura artistica e attività espositiva. Attualmente una sua grande mostra è ospitata nel Museo della Porziuncola – Galleria Francescana del Conventino, in Assisi, luogo di notevole suggestione, oltre che di privilegiato afflusso turistico e di fedeli, dopo essere stata presentata con grande consenso di pubblico e di critica a San Marino, Grenoble, Lussemburgo e Roma. Batocco è tra gli artisti propriamente figurativi che meglio hanno saputo accogliere e proseguire la grande lezione di Pietro Annigoni, famoso pittore ritrattista richiesto da principi e regnanti, ma anche capace di opere di pittura muraria imponenti che costituiscono un suo altissimo testamento spirituale e artistico, come quelle arcinote della contro navata della Basilica di Montecassino. All’alta dignità della sua pittura Ivo Batocco aggiunge l’importanza dei temi, scelti e trattati sempre con grande attenzione e originalità. Da artista di notevole personalità, egli “vive” la pittura e l’arte calandosi nelle situazioni che rappresenta, trovando in ognuna una chiave positiva, che in qualche modo rammemora e ammaestra.
La povertà, l’emarginazione, il dramma dell’esilio e della migrazione, che coinvolgono masse enormi di popolazione: problematiche di scottante attualità che Batocco associa con ponderazione storica e sentimento, a situazioni analoghe vissute anche da noi italiani nel secolo scorso: implicita è la denuncia della colpevole smemoratezza di generazioni successive che vivono il presente senza saper trarre dal passato alcun insegnamento. Si evidenziano, così, l’interesse di Batocco per le tematiche sociali e per l’individuo nella sua vicenda esistenziale, la capacità di individuarne il dolore ma anche le vittorie attraverso una attenta analisi psicologica dei volti e degli atteggiamenti. Una pittura che ben conserva il retaggio di una tradizione classica, ma che trova esemplare attualizzazione attraverso un espressionismo non retorico, molto vicino all’uomo e alla “moderna” difficoltà di vivere in una società per molti versi ostile. La mostra, da apprezzare anche per la magnifica collocazione delle opere, si è inaugurata il 13 settembre e sarà visitabile sino al 16 novembre 2014.