di Nabil Al Zein
Dice Napoleone: “È con queste bazzecole che si guidano gli uomini”, mentre nel canto di Salomone si afferma: “Terribile come un esercito con vessilli”, 2.600 anni fa Sun-Tzu scriveva nella sua Arte della guerra: “In battaglia tutto sembra uno scompiglio e confusione, ma le bandiere, i vessilli, sono sempre disposte in modo preciso e i suoni dei tamburi hanno regole fisse”. Infatti è pur sempre un pezzo di stoffa colorata, ma vale la vita di tanti uomini valorosi che si alternano a tenerla alta durante la battaglia ogni qualvolta il portabandiera viene colpito. Gli uomini la portano in testa alle truppe per infondere coraggio ai combattenti e segnalare la propria minaccia al nemico. Appena attraversi il confine di stato trovi ad accoglierti sempre la bandiera nazionale per dirti “Qui siamo noi” ed è per la stessa ragione che appena l’uomo mise i piedi sulla luna issò la sua bandiera: qui ci siamo stati! L’uomo sin dalla nascita del primo agglomerato sociale, ha sentito il bisogno di un simbolo che lo contraddistinguesse, lo rappresentasse, lo unisse e con il quale potesse intimorire anche il suo nemico. Agli inizi bastava uno straccio qualunque colorato col sangue del nemico o il teschio di costui issato in alto sul bastone per dire: “Attento, qui siamo noi”. Col tempo i vessilli andavano a raffigurare animali feroci e potenti come leoni, falchi, aquile, o addirittura figure mitologiche quali il drago, il leone alato, il grifone ecc. nell’intento di simboleggiare coraggio, potenza e dominio, ma pian piano questo concetto lasciò il posto a quello culturale e gli stendardi venivano riccamente elaborati e variamente ricamati e addobbati per mostrare civiltà, storia e grandezza. Solo nel Medioevo e con l’inizio delle Crociate i simboli religiosi ebbero la meglio su ogni altra rappresentazione nella bandiera e successivamente la croce era ormai raffigurata in ogni bandiera nazionale occidentale, variamente stilizzata e disegnata (Croce di S. Andrea, di Malta, di Gerusalemme, ecc). Sono stati i Turchi ottomani ad adottare la semiluna quale simbolo in riferimento al calendario lunare islamico e in contrapposizione ai vessilli crociati. Ma pure i sionisti Ebrei hanno scelto come bandiera dello stato d’Israele il tallis, lo scialle della preghiera e come stemma il Menorah, il famoso candelabro a sette punte. Più di due secoli fa la rivoluzione liberale francese ha segnato una nuova epoca nella storia delle bandiere ponendo fine alla presenza della croce sulla bandiera in favore del tricolore blu, bianco, rosso a strisce verticali, vessillo imitato poi da tante altre nazioni che hanno abbandonato la Monarchia in favore della Repubblica. Strisce di vari colori tal-volta verticali altre volte orizzontali a raccontare storia, territorio e razza. Ma con l’inizio del Novecento raccontavano anche ideologie quando il rosso è diventato social-comunismo e il nero nazifascismo, lasciando il bianco per l’area liberale. Anche Arabi e Musulmani hanno pian piano abbandonato la semiluna e nella loro rivolta contro il dominio turco-ottomano hanno issato una bandiera con i colori: verde, bianco, e nero a strisce orizzontali per rappresentare con il primo il 1° Califfato islamico dei Rashidin con capitale la Mecca e il bianco per il successivo Califfato omayyade di Damasco, mentre il nero è per l’ultimo Califfato abbasside di Baghdad con l’aggiunta del rosso sottoforma di stelle o triangoli per indicare la rivolta araba per l’indipendenza e l’unità. Con gli anni Cinquanta, repubbliche rivoluzionarie antimperialiste allineate a sinistra hanno soppiantato tante monarchie nel mondo arabo, e così le tre strisce orizzontali non sono più di colore verde, bianco, nero con stelle rosse ma rosso, bianco, nero con stelle verdi. La prima bandiera così fatta è stata quello della Repubblica Araba Unita utilizzando il tricolore della rivolta nasseriana contro il re d’Egitto seguita successivamente da Iraq, Yemen e Libia. Altri paesi islamici sono rimasti con la semiluna come la Turchia, il Pakistan, l’Algeria, le Maldive e l’Uzbekistan, repubblica nata dalle ceneri dell’U.R.S.S. Anche il territorio ha avuto sempre la sua influenza in quello che racconta una bandiera, infatti i paesi nordici freddi prediligono colori tenui in particolare il celeste, il bianco e il giallo a interpretare il loro cielo, mare, ghiaccio e quel poco di sole. Al contrario dei colori africani sgargianti: rosso, verde, nero e giallo e qualche volta sono anche raffigurati animali della giungla o armi tribali di guerra (asce, frecce, scudi). Gli Stati Uniti hanno risentito dell’influenza del tricolore franco-inglese blu, bianco, rosso e le stelle in quella bandiera sono tante quanti sono gli Stati dell’Unione. Nelle bandiere dei Paesi dell’emisfero Sud domina invece il blu oceanico e sono rappresentate le stelle del cielo del loro emisfero e tanti Paesi appartenenti al Commonwealth riservano un angolino vicino all’asta per la bandiera dell’Union Jack inglese. L’America Latina non poteva che risentire di tutte le precedenti influenze: così per esempio la bandiera di Panama e di Cuba assomigliano a quelle dell’USA, mentre il Brasile e altri hanno sposato il cielo dell’emisfero Sud e i colori africani sono presenti in quasi tutte le bandiere del Sud America.
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