di Lucio Del Gobbo
L’arte contemporanea tenta di recuperare sull’arte del passato dandosi delle regole. Se si fa caso, stando ai resoconti della stampa specializzata, a fare grande un artista oggi sono soprattutto le misure delle sue opere (in cm, ma ancora meglio se in mq) e il valore di mercato delle stesse. Parametri ritenuti oggettivi, ma lo sono solo in parte, in quanto i prezzi seguono spesso logiche speculative, che sono quanto di più fluttuante e provvisorio esista: innanzitutto la rarità dell’opera, favorita, spesso con malcelato cinismo, dalla impossibilità di produrne ancora da parte dell’artista: meglio se defunto! La tenacia e la furbizia dei mercanti in questo campo, ahinoi, stanno avendo la meglio; li mettono in grado di scrivere la storia. La critica e la stampa, spesso conniventi, per indirizzare il pubblico in forma pratica, si limitano a dare indicazioni seguendo gli stessi parametri: le dimensioni, la tecnica e il valore di mercato, semplicemente, omessa è ogni altra ragione perché rischia di non avere audience. E comunque i brevi articoli che escono sui quotidiani sono poco più che stuzzichini, che servono solo a stimolare l’appetito. Si potrebbe aggiungere, tra le qualità del prodotto e la sua commerciabilità, il grado di scandalo che esso e l’artista che lo produce sono in grado di suscitare. Il pubblico, educato ormai dai listini di borsa e dai rotocalchi a larga tiratura pieni di offerte di ogni genere, più che dai manuali di estetica o di storia dell’arte, finge di essere estasiato di fronte a un’opera che vale milioni di euro o di dollari, così come dimostra di restare stregato e febbricitante di fronte a un’opera che magari non capisce, ma che gode di chiara fama. Stuoli di giovani acculturati nelle gallerie d’arte contemporanea più importanti stazionano per ore in silente contemplazione, immobili come statue di sale. Si potrebbe concludere, per dare un punto a favore, che l’arte è sempre all’altezza della impressionabilità del suo pubblico, oggi come secoli fa. Solo che oggi ha bisogno di un pubblico teoricamente edotto, non analfabeta, soprattutto credulone! Troppo amara la conclusione? Coraggio, l’arte sa comunque dove crescere e come!