Orme sulla sabbia

di Francesco Sabbatini

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Finalmente sulla spiaggia. I ciottoli appuntiti ormai smussati dalle numerose mareggiate invernali hanno lasciato il posto alla ghiaia sottile ricomparsa in tutta la sua carica dorata per l’estate ormai giunta. Le barche abbandonate lungo i lidi balneari si sono ridestate per affrontare numerose regate sulla falsa riga di un’improbabile avventura marittima. Arrivato in prossimità della riva mi scalzo, inizio a camminare. I passi via via diventano leggeri fino a quando tocco la superficie lucente dell’immensa distesa d’acqua che ho dinanzi a me. Dirigo il mio sguardo in alto dove un sole onnipotente irradia buoni propositi per un’ottima giornata. Sento il rumore delle onde, respiro profondamente, cerco di sedare le preoccupazioni e i pensieri negativi che mi hanno accompagnato fino ad ora, li infrango uno ad uno come le onde che muoiono a riva. Posso sentirmi libero e recepire tutto quello che è nei dintorni. Ammiro il gioco cromatico delle nuvole in cielo e dei primi timidi fasci di luce ambrata che preannunciano uno splendido tramonto, un miscuglio semplicemente immaginifico. La cosa più bella è pensare che non sono solo perché sei sempre con me. Impossibile non averti in mente soprattutto se riesco a toccarti e ti porto ancora sulla pelle. Ho voluto staccare un attimo l’interruttore della giornata prefissata, concentrarmi solo sulla sinfonia delle onde e sulla sabbia che accarezza i piedi. Camminando sulla battigia mi soffermo sulle orme che imprimo sulla sabbia, neanche il tempo di pestare che già le onde le vanificano. Se certe sensazioni fossero fittizie come le impronte vanificate dalle onde? Vale la pena camminare sulla battigia delle incertezze dove le onde dei sentimenti idratano le orme del nostro io pur dissolvendole, oppure meglio rimanere a passeggiare sulla sabbia chiara e asciutta degli schemi prefissati dove le onde adrenaliniche non arrivano? Seppur rischioso ho scelto di vivere momento per momento sulla battigia, orma dopo orma.

 

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