di Cesare Angeletti
Quest’anno tornerà a Macerata, allo Sferisterio, l’Aida e per tale occasione sicuramente si tornerà a dire che con questa opera è stata riaperta l’arena, chiusa da più di un ventennio. Ciò è vero solo per quanto riguarda la stagione lirica ma non per la “storia”. Infatti lo Sferisterio, dopo tanti anni di abbandono, fu riaperto per la Festa delle Casette. Tale manifestazione era caduta in declino e un comitato presieduto da Fofo Gentili e guidato da Cisirino riprese in mano l’organizzazione portando la festa da rionale a livello cittadino. Nello Sferisterio in più anni furono fatte varie manifestazioni. La prima fu “Il paliuccio delle Casette” ideato da Cisirino, come tutte le altre manifestazioni, ed era composto da due gare. Sul palco erano state allestite tre cucine e le donne dei tre rioni che compongono le Casette, si cimentavano in una gara di preparazione della polenta. La giuria fu composta da lu fattò (padre di Cisirino), Cioci (lu gazzosà) e Secò (lu ristoratore): tre uomini di… peso! perché, insieme, stazzavano quasi 500 chili. Sul prato, allora c’era il prato davanti al palco, sfrecciava, avanti e indietro, una spyder 1600 Osca (ndr: motore Maserati, bialbero, con due carburatori a doppio corpo) con a bordo un autista che aveva, di fianco e in piedi, un ragazzo armato di lancia, in rappresentanza del proprio rione e che doveva, con la sua arma, colpire dei palloncini di tre misure diverse chiusi dentro a delle casette di legno. Più piccolo era il pallone colpito, maggiore era il punteggio. Dalla somma dei punti delle due classifiche, polenta e lancia, veniva fuori il rione vincitore del “Paliuccio delle Casette”. L’anno successivo invece si fece un concerto con la famosa orchestra dei “Lions” durante il quale, grazie a due rampe appositamente costruite, le auto della Fiat, dal modello Zero alla Dino, portarono sul palco delle indossatrici dilettanti che presentavano gli abiti proposti dalla Boutique Andreoni. In quella occasione Cisirino, per l’unica volta in 60 anni di spettacolo, presentò con sua sorella Anna, modista da Andreoni, che ebbe il compito di descrivere gli abiti. Quello che però Cisirino ritiene il suo “fiore all’occhiello ” è stato il fatto di volere, a tutti i costi, la celebrazione pomeridiana della Messa allo Sferisterio. Don Antonio, il parroco, si oppose lasciando l’incarico di coordinare la festa per la parrocchia a Don Guido e io dovetti farmi ricevere dal Vescovo Don Cassullo (morto poi tragicamente) e convincerlo ad autorizzare la celebrazione. Vi dico, la cosa non fu facile. Poi, però, la partecipazione della gente fu tale da far sì che il rito diventasse un momento importante della manifestazione, che era sì una festa di rione ma era anche, e sopratutto, una festa religiosa. Ancora oggi, quando si fa la festa, c’è la celebrazione della Messa allo Sferisterio e, per alcuni anni, è stato proprio il Vescovo a officiare la cerimonia religiosa. Il boom della festa fu dato dalla “Corsa dei cavalli per le Casette”. Da sempre amo gli animali, soprattutto cani e cavalli. Nel cercare qualcosa che portasse tutta Macerata alle Casette ho pensato di far correre i cavalli in via Cairoli! Ero spesso chiamato a presentare corse in vari posti e conoscevo bene “cavallari, gente esperta e ‘n po’ fanatica” che subi-to accettarono la mia “matta “ idea. Avere il permesso non fu facile ma poi, il dottor Basile, uomo veramente straordinario e funzionario integerrimo, mi aiutò a sistemare la cosa. Per non correre rischi feci “mascionare” gli zoccoli dei cavalli, ossia chiesi ai proprietari di mettere sotto gli zoccoli, sui ferri, uno spessore di materiale anti-sdrucciolo e, per ulteriore sicurezza, sulla piattaforma, che allora stava al centro della piazza e serviva ai vigili per dirigere il traffico, avevo fatto mettere dei fazzoletti del colore della casacca dei fantini. Loro, giunti alle strisce pedonali alla fine del corso, dovevano scendere, prendere il cavallo per le briglie, acchiappare il fazzoletto, girare a piedi intorno alla piattaforma e poi, giunti di nuovo alle zebre, risalire e lanciare i cavalli al galoppo sino all’arrivo in fondo al corso. Tre batterie e la finale fra i tre vincitori. Ma i veri vincitori fummo noi del comitato perché i giornali scrissero che a vedere la corsa erano intervenute 14mila persone! e quindi veramente Macerata era venuta alle Casette. Le stranezze in tale festa sono state tante. Le due fontane, che oggi stanno al Rione Marche di fianco alla Madonnina, erano state messe sul piccolo slargo al centro del corso. Una pompa faceva girare, in ognuna, continuamente del liquido e lo faceva zampillare dalle due fontane. Per 3 giorni abbiamo fatto girare acqua e cloro per pulirle, poi, il giorno della festa, una fontana buttava vino bianco e una vino rosso. In un pomeriggio le persone intervenute, con i bicchieri di plastica messi a disposizione dal comitato, si sono bevute sette quintali di vino, donati dalle varie cantine della provincia. A ciò fecero da corollario altre manifestazioni: palo della cuccagna, rottura delle pigne, tiro ala fune, esibizione di gruppi folcloristici e debutto a Macerata della “Racchia di Sarnano” e della “Nuccichella di Montecassiano che poi sono diventate Bande da Parata e da spettacolo internazionali. Ora io ho voluto ricordare tutto questo per ringraziare coloro, Fofo Gentili in testa, i quali accettando le mie idee, che al primo impatto sembravano matte, hanno reso possibile tale straordinaria manifestazione ma soprattutto ho voluto ricordare ai cittadini di Macerata, e i meno giovani credo lo abbiano ancora in mente, che lo Sferisterio non è stato riaperto per la stagione lirica ma per la “Festa delle Casette”.