Il falso poeta, il medico, il banchiere

Ebrei a Montolmo

 -il-falso-poeta

“Dattilo da Montolmo io son, figliolo

di Daniele ebreo che fu banchiere.

Or sto in Firenze ed or nel mio podere

a raddolcir di canti il lungo duolo”

 

Il brano è tratto dal Vento di Sion (1928) di Angelo Orvieto (1869-1967), intellettuale di origine ebraica. Nella sua lirica un poeta del XVI° secolo, Dattilo da Montolmo, lenisce il suo mal di vivere nella campagna fiorentina consolato dalla poesia: una invenzione letteraria che si muove in un rigoroso contesto storico. L’Orvieto conosceva Montolmo o è stata una citazione casuale? Nella rivista Zakhor (1997) si legge che certo Angelo (Agnolo), figlio primogenito di Laudadeus Blanis (Giuda de Blanis), seguendo le orme del padre si laurea nel 1547 in medicina a Perugia e sposa nel 1558 Belloccia, figlia del facoltoso banchiere Manuele da Montolmo che gli porta in dote l’ingente cifra di 600 scudi d’oro, investiti subito nello stesso banco del suocero. Laudadeus, tra i più insigni medici italiani del periodo e grande conoscitore della Cabala, si trasferisce a Firenze ove muore nel 1557. Manuele o Manuellino era un banchiere di enorme ricchezza con un capitale stimato in circa 15.000 ducati; donò per la costruzione della sinagoga di Macerata ben 4.000 ducati, ma l’edificio fu pochi anni dopo distrutto in un pogrom. Nelle varie tasse imposte agli ebrei e da ripartire tra tutta la comunità, a Macerata nel 1559 sono due i contribuenti di categoria superiore, uno dei quali è proprio Manuele che nel 1551 diverrà socio del banco De Blanis partecipando al capitale con 1.200 scudi d’oro. Salvatore, banchiere a Perugia e Marsciano, nel 1551 sposa Belladonna figlia del rabbino Salomone di Montolmo ottenendo in dote 300 scudi d’oro. Magister Salomone era un importante insegnante dell’Università Ebraica. Gli ebrei esercitavano ovviamente anche altri mestieri: quelli locali eccellevano per l’arte di confezionare materassi, coperte guanciali e altri ornamenti per il letto. Gli ebrei furono chiamati a Montolmo per cercare di risollevare l’economa subito dopo il disastroso saccheggio dello Sforza del 1433. L’istituzione del ghetto risale all’ottobre del 1555, ma il luogo preciso è difficilmente definibile: nella vecchia zona dei Macelli, delimitato dall’attuale via Mollari, Nobili e Marche. Le tracce in via Costanti, la cosiddetta Gabba de Nàpoli, sono palesi, anche perché in una supplica del luglio 1558 l’ebreo Michele Dattolo chiede di risiedere fuori del ponte del ghetto, ponte che è ancora visibile da via Mollari e che deve essere stato l’accesso al ghetto stesso, scambiato invece da Nobili-Benedetti come porta di una delle antiche cinte murarie. Se si osserva attentamente la zona si nota inoltre che le case, di cui molte antiche, presentano una discreta altezza, perché nei ghetti per ovviare all’aumento della popolazione, non potendo costruire ulteriormente, si sopraelevano gli edifici. Per la definizione Gabba de Nàpoli nessun storico locale è riuscito a spiegare l’etimologia. Sempre in via Mollari, al civico 28 è presente un pregevole arco a sesto acuto depresso con doppia fascia in cotto, di cui la superiore decorata in bassorilievo con strani motivi forse vegetali; il tutto sormonta un arco a tutto sesto ribassato. Una diceria afferma che sia stato l’ingresso del palazzo del capo della comunità ebraica. Bisogna precisare che non è possibile che la porta di un palazzo del ghetto si aprisse direttamente all’esterno di esso. Difficile datare con precisione l’arco ma è stato sicuramente costruito prima della istituzione del ghetto (1555), quindi se fosse vera la diceria, dovrebbe essere stato murato e riaperto dopo la fuoriuscita degli ebrei da Montolmo, i quali incominciarono ad abbandonare il comune già prima della Bolla Hebraeorum gens di Pio V del 1569 in cui si espellevano tutti gli israeliti residenti nello Stato Pontificio a eccezione di quelli dimoranti nei ghetti di Roma e Ancona. Tutto è possibile, ma ritengo la cosa poco probabile. Infine va ricordato che lo Schaerf nel suo libro del 1925 elenca Montolmo come cognome ebraico: va precisato che con l’introduzione delle Leggi Razziali del 1938 il suo elenco verrà sfruttato per l’individuazione degli ebrei. L’Orvieto conosceva Montolmo? A voi la risposta.

Modestino Cacciurri

 

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