Un Claudio Principi sconosciuto

Personaggio arguto, poeta,

storico delle tradizioni, eroe di guerra

 Claudio-Principi-ritratto-2001

Claudio Principi era un amico de “La rucola”, ogni mese, per anni, abbiamo pubblicato i suoi scritti ed eravamo sempre in attesa che scrivesse un nuovo libro, li abbiamo quasi tutti i suoi, e di quanto ha lasciato gli siamo riconoscenti. E’ grazie ai suoi libri che continuerà a vivere, anche su “La rucola”, per il piacere che ha dato e ancora darà ai lettori. Lasciamo che Giorgio Rapanelli ci racconti del suo amico…

“Tutti sappiamo chi era Claudio Principi. Era un poeta nell’antica lingua della nostra terra. Era uno storico dei fatti e delle tradizioni della nostra terra. Era un conferenziere affabulatore che incantava e ti teneva inchiodato sulla sedia ad ascoltarlo per delle ore. Era un uomo che gratuitamente aveva ricevuto da prima della nascita e gratuitamente aveva poi ridato. Poiché aveva una pensione, egli scriveva gratuitamente per noi tutti i suoi libri e i suoi articoli su “La Rucola”. Purtroppo, Claudio-Principi-manifesto-funebremolto non è stato pubblicato. Né ci sono i manoscritti. Claudio prendeva appunti e li riponeva in cartelle etichettate. Poi avrebbe scritto di getto, con la stessa visione chiara e con la stessa velocità di quando teneva le sue conferenze. In effetti, egli aveva già tutto scritto nella mente. Probabilmente lascia il suo enorme archivio ai posteri. Ai posteri che lo meritano, naturalmente. Come il Centro Studi Storici Maceratesi, di cui faceva parte. O l’Archivio di Stato. Qualcuno dei tanti libri se lo è pubblicato a sue spese. Alcuni libri sui Rioni di Montolmo (così chiamava ancora Corridonia, falso nome demagogico della cittadina di oggi, al pari del precedente nome di Pausula, falso nome appioppato degli eruditi clericali dell’epoca) li pubblicò la Pro Loco di Corridonia, presidente Nelido Luciani, amico di Claudio e amante della Città egli stesso. E le Istituzioni cittadine?

Non vorrei sbagliare, ma ricordo che solo l’Amministrazione Giustozzi pubblicò tre volumi di poesie in vernacolo di Claudio Principi, nel 2000. Però, né le precedenti amministrazioni, né le successive si resero conto del valore di Claudio e dell’importanza degli argomenti che trattava. Adesso è troppo tardi per discuterne. Claudio faceva una dedica sui libri che mi regalava, quando lo andavo a trovare, raramente, perché mi metteva soggezione: “A Giorgio Rapanelli, nel caso avesse voglia di leggermi”, “A Giorgio, che mi ha riportato a casa riparandomi sotto il suo ombrello. Caramente”, “A Giorgio, che mi ha ragguagliato sulle rogne locali”, “A Giorgio, che vuole farmi il ritratto, per mettermi in posa”… Infatti gli feci il ritratto nel 2001. Ed è l’ultimo ritratto, e l’ultimo quadro, che dipinsi…

Ricordo pure un Claudio di cui solo pochissime persone ne erano a conoscenza. Egli fu il più giovane pilota italiano che partecipò all’ultima guerra mondiale. Ricordava il fronte del Nord Africa. Ricordava che sorvolava Tobruk e vedeva là in basso l’incrociatore San Giorgio, che era diventato una fortezza galleggiante, in cui era mio padre, suo concittadino. Ricordava le azioni di bombardamento e quelle come pilota degli aerosiluranti. Ricordava quando, così giovane, aveva il compito di dirigere il fuoco delle artiglierie contraeree, in quanto, come pilota, conosceva il sistema di attacco dei bombardieri inglesi. Ricordava Italo Balbo e quando fu abbattuto dalla contraerea della San Giorgio. Claudio era un fegataccio.

Claudio fu poi preso prigioniero dagli Inglesi, come tanti soldati italiani che erano in Cirenaica e Tripolitania. Mio padre fu portato in Sudafrica, nel campo di Zonderwater, ancora esistente. Claudio fu invece messo in un campo di concentramento in Kenya. Da dove fuggì. Raggiunse la costa, divenne clandestino in una nave che dal Mar Rosso, attraversò Suez, giunse in Europa. Passò per i Balcani, raggiunse l’Italia e infine Corridonia. Chiedevo a Claudio di scrivere un libro su quella fuga rocambolesca, per lasciare un ricordo di sé ai suoi figli, ai suoi amici. Claudio rispondeva che quella sua vicenda non interessava nessuno. Diventai talmente assillante al punto che qualcuno mi ricordò che anche io avrei avuto qualcosa da raccontare su di un certo viaggio in Sud Sudan nel 1970 e di scriverci sopra. “Ma a chi vuoi che interessi una storia simile!” – rispondevo. Ai tuoi amici e ai tuoi figli, era la risposta. Fui costretto a scrivere.

Claudio era stato in Congo come addestratore pilota dell’Aeronautica Militare italiana delle forze aeree congolesi e fu prodigo di consigli su come comportarmi in Congo, su cosa fare e non fare in caso di pericolo e di dire “Bongo tè”, “Non ho denaro”, qualora i congolesi mi avessero chiesto del denaro. Andai in Congo nel 1966 e feci escursioni nelle zone dei Simba proprio con le jeep e con i militari dell’Aeronautica Militare italiana, per filmare i lebbrosi di Padre Greggio a Mosango, a favore del quale “Epoca” aveva fatto una massiccia campagna di aiuti. Eravamo armati, naturalmente, dato che i nostri militari non si sarebbero fatti ammazzare come i poveri innocenti di Kindu.

Qualcuno ha notato che non ci sono simboli religiosi sul manifesto funebre. Claudio ha però scritto “nei tempi, nei modi e negli spazi assegnatigli dalla sorte”, e “chiamato altrove”. Evidentemente Claudio aveva conoscenze esoteriche per scrivere ciò che ha scritto, ossia cose che neanche i preti conoscono. Di sicuro, Claudio avrà molte cose piacevoli e positive da continuare a fare, laddove è stato “chiamato”.

Giorgio Rapanelli

 

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