Incontro e condivisione
Che Musicultura sia un luogo deputato alle contaminazioni musicali è storia, è la caratteristica principale del festival e l’input da cui è partito il patron Piero Cesanelli per costruire un progetto musicale arrivato al suo 25° anno di età. In questa occasione e con lo scenario mozzafiato dello Sferisterio, i vari generi musicali che si accarezzano e si intersecano sono il risultato di condivisioni di palco e di esperienze tra artisti diversi. La musica ha il potere di rendere concreta la globalizzazione culturale, la comunione di intenti così difficili da realizzare in altri ambiti. Se il territorio italiano, iniziando dalle sue province che lo rendono tanto diversificato, crescesse in virtù di un comune pensare, si diffonderebbe il messaggio della differenza come ricchezza e non in quanto limite. Se l’arte è il filtro giusto, allora si riparta da essa e la si innesti partendo dai luoghi che sono invisibili ai più. Il festival pensato da Piero Cesanelli in tal senso è un’oasi in cui si può ancora toccare con mano un pezzettino di quell’Italia, di cui abbiamo nostalgia, fiera dei suoi mille volti e forte della propria identità. Hanno dato voce alla forza dello scambio culturale i concorrenti dell’edizione 2014 di Musicultura. Due esempi. Maldestro è un giovane di talento cresciuto in un posto difficile come Scampia: “De André diceva che dal letame nascono i fior, beh Scampia è piena di fiori ma non fanno notizia”, questa la sua affermazione dopo aver cantato con l’efficacia della canzone-teatro “Sopra il tetto del comune”. Il festival, seppur immerso nello splendore dello Sferisterio, non ha lasciato spazio a superficialità né si è rivestito di una immagine patinata (nonostante la presenza di ospiti illustri), ma ha guardato alla sostanza. Condividere e incontrarsi vuol dire anche sperimentare terreni lontani da quelli abituali, atmosfere prima sconosciute, non aver paura di adeguarsi al cambiamento e alla crescita. In questa chiave di lettura Gabriella Martinelli ha interpretato il bellissimo pezzo “In un labirinto ad est”. La raffinata cantante, intervistata ai microfoni di Radio1 Rai, ha detto della sua esperienza in Africa, di quel popolo che non conosce la crisi perché non ha mai avuto niente. Da loro ha imparato che la musica non ha bisogno del momento giusto o del posto adatto per arrivare perché essa è ovunque e tutte le cose sono musica.
Raffaella D’Adderio
Immagini Photofal