La mia vecchia “Reno'”

Il mondo gira e se lo prenderai per il verso

giusto sembrerà una barzelletta

 renault 5

Quando acquistai la Renault 5 mi sembrò di essere arrivato! Dove non l’ho mai saputo. Comunque era comoda, molleggiata quanto basta, con il portellone dietro e consumava poco. Uno potrebbe obiettare: “Sì, se ci vai piano”. Infatti andava piano, perché più di tanto non poteva dare. Ci macinai chilometri su chilometri finché un giorno d’estate, al mare di Citanò, stavo parcheggiando in retro-marcia; un signore volle aiutarmi pieno di buona volontà: “Dietro dietro, tranquillo… c’è un deserto!” Do una bella accelerata e… botta tremenda! Lui: “Gorbi! hi beccato l’unica parma de lu desertu!” Che palma non era ma tirminittu vassu, un paracarro, insomma. Il vecchietto non l’aveva considerato e io non lo avevo visto, tanto basso era. Macchina da buttare, troppo vecchia e usata per aggiustarla. Scenetta dal concessionario: “Fiju… che voli che te rdaco de ‘ssa caretta… adè pure sbattuta!” Fantozziana, quasi da accattone la mia timida proposta: “Ma… ci-ha il pieno di benzina…”. E me la valutò 100mila lire. Certo, erano altri tempi. Oggi un pieno vale quello che vale con la benzina a 1 euro e 80… ma chi lo fa più il pieno, massimo ci metti 10 euro e sui rettilinei vai a folle. Però, quanti ricordi… una volta con gli amici andammo a Roma e, gira gira, arrivammo davanti a Montecitorio. Qui, da perfetto pellegrino pistacoppo, la parcheggio proprio davanti al Parlamento, non facciamo in tempo a scendere che si avvicinano due signori ben vestiti i quali mi apostrofano in tono perentorio: “Qui non si può parcheggiare!” Al che ribatto con un infantile: “Perché?” e quelli, autoritari: “Come perché? Ma da ‘ndo’ véni? Perché qui ci passano Ministri, Deputati e Senatori…”. Me ne esco con una battuta infelice che per poco non ci arrestano tutti: “Ah, bè… ma tanto ho l’antifurto!” Oh, manco ‘na risata… Un’altra volta con gli amici, tanti amici, troppi, siamo andati a mangiare li fascioli co’ le cotiche a Tulindì; partiti davanti a Nino poco più giù, prima del passaggio a livello, ci fermano i Vigili Urbani, allora era le Guardie: “Ma do’ ghjete in sei su ‘na Reno’ Cingue?” Al solito non riesco a stare zitto: “Brai voatri… in dui su ‘na Uno!” E fu multa. Gente strana gli automobilisti… specialmente quelli maceratesi che non sono tanto pratici del caotico traffico metropolitano, per cui si arrangiano a divertirsi con il caotico traffico, più modestamente, cittadino. Da perfetti lonzonacci stiamo in piedi davanti a Nino, in via Roma, in un momento in cui c’è il traffico di punta: colonna di auto in entrata e colonna di auto in uscita, che per attraversare la strada devi aspettare che passi un raro spazio libero tra due auto… Lu più lonzonacciu de tutti che ti fa? Si mette in mezzo alla strada, tira fuori dalla tasca una scatoletta e comincia a buttare cose tra le macchine. “Ma che stai a fa’?” gli urliamo e lui, serafico, risponde: “Sto a seguì’ lu cunziju de lu medicu… m’ha ditto che ‘ste pillole (veramente disse “pindole”) serve pe’ judà’ la circolazio’..!” Ma la circolazione migliorò soltanto dopo che erano passati tutti. Davanti a Nino (oh, che volete, stavamo sempre lì perché fa le paste vòne!), sulle strisce, un giorno una macchina sfiora un vecchietto che cade lungo per terra. L’auto si ferma subito e ne scende l’autista che, arrabbiato, dice al vecchio: “E statte attentu!” questo, da terra, con una voce fievole: “Perché, che voli fa’ retromarcia?” Oggi, che la macchina tocca a usarla poco che la benzina la compriamo con il contagocce, in città vado a piedi oppure, per tragitti più lunghi, prendo il bus urbano. Proprio ieri, appena salito sul bus, ho obliterato (che cacchjo de parola: annullato no è?) il biglietto e la macchinetta ha fatto: “Tlic tlac”. L’autista ha girato la testa mormorando: “Che c… è ‘stu rumore?” Va bè’… qui me la pianto co’ ‘ste storie e raccomanno ‘na cosa: se joppe’ la superstrada ‘ngondrete tutte machine che ve saluta… ‘ttendi, che ‘éte sbajato corsia!

Forza Rata

 

 

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