L’Arte marchigiana entusiasma e convince
La prima mondiale della “Messa Qoelet” di Roberto Passarella è stata un trionfo dell’arte marchigiana nel cinquecentesco Palazzo della Cancelleria Vaticana. Il concerto, in omaggio a Papa Francesco e all’eroe nazionale dell’Uruguay José Gervasio Artigas, è stato organizzato dall’Ambasciata dell’Uruguay presso la Santa Sede ; l’Ambasciatore Daniel Ramada Piendibene, nel suo intervento di saluto, ha ringraziato i presenti che hanno gremito la splendida Sala del Vasari e ha ricordato José Gervasio Artigas, il quale ricevette il titolo di Protettore dei popoli per essere stato uno dei protagonisti della rivoluzione e dell’indipendenza dell’Uruguay. Le esecuzioni del Sator Duo di Paolo Castellani (violino) e di Francesco di Giandomenico (chitarra) e l’esibizione di Paola Furetta (violoncello) aprono l’evento portando l’aria musicale della sala al punto giusto per accogliere la Messa Qoelet : sfilano in entrata gli artisti che ne compongono l’Ensemble con in coda il compositore-direttore Roberto Passarella. Il silenzio diventa quello del religioso ascolto. Inizia la prima delle dieci parti di cui è composta la concertazione. Inizia, si svolge e accelera un tripudio di arte musicale rigogliosa, cosciente e originale lezione sulle possibilità combinatorie tra forme rinascimentali, barocche e contemporanee. L’intreccio tra le quattro voci cantanti e gli strumentisti obbliga a fughe continue su molteplici piani d’ascolto, producendo un sublime disorientamento percettivo; la partitura è come rilanciata dall’estro interpretativo di Rosita Passerini (soprano), Mariangela Marini (contralto), Nenad Koncar (tenore), Massimiliano Ricucci (basso) e grazie ai musicisti Serena Cavalletti (violino I), Andrea Esposto (violino II), Vincenzo Pierluca (viola), Giuseppe Franchellucci (violoncello), Davide Padella (contrabbasso), Samuele Raparo (piatti), Marco Eugeni (timpani), il corpo della musica viene reso non solo ascoltabile, ma visibile e palpabile. In ognuna delle dieci parti si incastona Maurizio Boldrini che interpreta le parole di Qoelet, un concerto nel concerto, voce-calamita dotata di un magnetismo unico, bellissimo vedere come gli occhi degli ascoltatori, all’unisono, si dilatavano in stupore, durante il percorso di trascolorazione espressiva. Il merito principale di questa apoteosi dell’arte è nella competenza, nella passione, nella delicatezza personale del venticinquenne compositore Roberto Passarella. Ciò che è uscito dal suo bandoneon è molto di più di un’opera musicale, è una dimostrazione di vita e vitalità, di vibrante impulso creativo, una lezione tanto involontaria quanto preziosa accolta in pieno dagli intervenuti che hanno concluso la serata con un esplosivo e lungo applauso finale, ritrasmettendo agli artisti parte della grazia ricevuta.
Patrizia Mancini