La gaffe e l’imbroglio… legale!

Quando andavano di moda i festival canori

  le gaffe

Avevo già accennato in altri miei racconti al fatto che negli anni ‘60 in provincia di Macerata si teneva, quasi in ogni paese, il festival canoro. La gara era suddivisa in tre categorie: bambini sino a undici anni, ragazzi sino a diciotto e adulti. Le giurie erano composte da insegnati di musica, esperti della materia e maestri di banda. Alla fine della serata c’era la premiazione, di solito coppe, più o meno grandi a seconda dell’importanza del festival e poi, da parte di alcuni genitori, i cui figli non avevano vinto, avveniva la cagnara. A Treia, fatta la premiazione, il solito genitore fanatico iniziò fare una diatriba che non finiva più. Accanto a me c’era il pittore, di fama internazionale, Elvidio Farabollini, caro amico scomparso troppo presto, che sempre si prestava a darci una mano nell’organizzazione. Ebbene Elvidio, quando il papà di turno, infuriato, gridò: “Mi fiju a casa ci-ha sette coppe!” rispose: “Che bello! Io ha casa ci ho due ciausculi, li mettimo insieme co’ ‘na fila de pà’ e un  le gaffe 1fiascu de vì’ e ce facimo ‘na merenna che non finisce più!” Il più importante di tali concorsi era “Il dilettantissimo show” di Civitanova Marche del quale presentavo le prime due serate e poi nella terza affiancavo Silvio Noto, che diventava presentatore ufficiale. Un anno lui arrivò da solo e mi chiese se le due vallette che avevano presentato con me le prime due serate potevano aiutarlo per la terza serata. Loro accettarono di buon grado, felicissime dell’invito. Devo dire che Silvio Noto era un uomo di classe e un vero gentiluomo, sempre cortese con tutti. Iniziò la serata. Lo introdussi, grande applauso, lui chiamò le due ragazze, giovani  e simpatiche, e chiese loro il nome, la prima si presentò, la seconda disse nome e cognome con grande timidezza. E qui scoppiò la bomba. Il cognome della ragazza era Marchetti e Silvio, sono più che sicuro in assoluta buona fede, esclamò, per il gusto di fare una battuta: “Non si preoccupi signorina ché ce ne sono tante che le fanno!” (Ndr: la cifra che si pagava alle prostitute delle case chiuse si chiamava marchetta). La ragazza scappò via piangendo e il pubblico di Civitanova prese subito le sue difese con fischi e parolacce e Silvio Noto fu costretto a ritirasi in camerino. La prima cosa che fece fu di andare a porgere le sue scuse alla ragazza e ai genitori di lei che, nel frattempo, erano arrivati dalla platea e poi, dopo che avevo fatto decantare un po’ le acque raccontando un paio di barzellette, di quelle toste che usavamo nell’avanspettacolo e che andavano sempre bene, ritornò sul palco, si scusò pubblicamente con la ragazza, con gli spettatori e la serata continuò. Visti i problemi createci dalle giurie, per quanto qualificate fossero, decidemmo di far stampare i nomi dei partecipanti ai concorsi canori, otto per ogni categoria, su un foglietto che veniva dato al pubblico all’ingresso dello spettacolo, le persone alla fine votavano e si stilava la classifica. Tutto filava bene perché i genitori fanatici portavano parenti e amici per farli votare la loro creatura ma siccome tutti facevano lo stesso le cose si pareggiavano e a stabilire la classifica erano i voti della gente che partecipava alle serate. Poi suc-cesse un fatto. Una sera, in un teatro dell’anconetano, arrivò un signore di Macerata, che conoscevo bene e corteggiatore di una cantante che era una gran bella ragazza. Questa partecipava a tutti i festival ma non ne aveva mai vinto nemmeno uno. Costui si fece spiegare come funzionava la faccenda. Poi, saputo che il biglietto costava mille lire e che il teatro aveva trecento posti, tirò fuori il blocchetto degli assegni, ne staccò uno, da trecentomila lire a nome dell’organizzatore e poi chiese i biglietti e le schede dicendo che a vincere doveva essere la ragazza succitata. Intervenni e gli chiesi di esprimere il suo voto e lui, prontissimo, disse : “295 voti alla ragazza, tre a un altro nome della lista dei cantanti e due a un altro”. Lo stesso fece, prendendo tre nomi a caso, per le altre due categorie, bambini e ragazzi. Feci stilare un verbale rispondente, con gli estremi della sua carta d’identità e poi, alla presenza di due testimoni, glielo faccio firmare. Nello scritto risultava anche che lui autorizzava a far entrare il pubblico gratis sino all’esaurimento dei posti. Ci fu un po’ di maretta quando arrivarono le orde dei genitori a caccia di biglietti e di tagliandi-voto ma, essendo stato fatto tutto a norma di legge, si dovettero arrendere e accettarono di assistere gratuitamente allo spettacolo. Dopo questo episodio però, per sicurezza e per evitare altri colpi bassi, tornammo alla vecchia, discussa, e contestata ma più sicura giuria di esperti. 


Cesare Angeletti

 

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