Un libro di Eno Santecchia
edito da Edizioni Simple
Ho partecipato alla presentazione del libro di Eno Santecchia il primo febbraio nella splendida cornice del teatro di Caldarola e già durante l’intervento dell’On. Adriano Ciaffi mi sono commossa mentre il relatore, facendoci conoscere il libro di Eno, parlava della Resistenza condotta nel medio e alto maceratese focalizzando il discorso sulle località intorno a Tolentino, mia città d’origine, e Caldarola. Mi sono commossa perché, all’improvviso, sono stata inondata dalla voce di mio padre, bassa e profonda nel racconto della sua fuga da Venezia dopo l’8 settembre: voleva raggiungere le Marche, quindi Tolentino e la famiglia della sua fidanzata. Dopo un viaggio avventuroso in cui fu aiutato da persone semplici che rischiavano la vita nel farlo, mio padre dovette nascondersi più volte − sempre a Tolentino − e fu aiutato così bene da sfuggire al rastrellamento finito con l’eccidio di Montalto riportato nel libro di Eno. Facendomi rivivere momenti di vita di mio padre, “Scrivere di guerra pensare alla pace” mi è entrato nell’animo prima ancora di leggerlo, e sempre di più durante la lettura. L’autore, umilmente, afferma di aver solo raccolto racconti di cui ha vagliato la veridicità ma non dice che lo ha fatto con l’habitus dello storico consultando carte, documenti ufficiali, scritti famigliari, atti di processi – come risulta dalle numerose note presenti in ogni fondo pagina del libro – e ha raccontato in presa diretta “attraverso questo western di cose nostre”, per usare un titolo di Sciascia, come la guerra non solo ammazzi, ma sia in grado di stravolgere la vita delle persone e dei luoghi. La sua è una raccolta avvincente di racconti storico-politici che trae spunto dalla Resistenza nel medio e alto maceratese, un montaggio serrato di situazioni: i protagonisti (partigiani, repubblichini, nazisti) e i comprimari (artigiani, contadini, donne del popolo) che hanno vissuto quegli eventi tornano alla vita componendo il quadro di una vivida commedia umana in un crescendo di fughe, di tradimenti, di equivoci. Eno racconta la Resistenza portata avanti nei suoi luoghi come una sorta di guerra di corsa fra le colline. Il resoconto di quei mesi passati nelle attese estenuanti è opera realistica, la sua voce di autore è appassionata e si libera in queste pagine di ogni retorica per chiedere, con sobria onestà, che la guerra sia perdonata.