Siamo alle solite

di Raffaella D’Adderio

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Fino a che punto si potranno dribblare la fiducia e la buona fede del popolo italiano? In politica: ritorni, resurrezioni, camouflage di soggetti e situazioni vecchie, riciclaggi, arcaiche prese per i fondelli chiamate con nomi futuristici. E ora? Il rimpasto. Questa parola potrebbe risultare innocua in altri campi e persino accattivante a tavola, ma nella politica italiana puzza di bruciato! E’ un termine che inquieta perché non allontana i nostri incubi, li fa tornare più mostruosi che mai. Per la serie “…e non se ne vogliono andare”, i soliti vecchi avvoltoi hanno razzolato anche le briciole lasciate inizialmente agli italiani, ma magari avessero fatto bottino per poi sparire! Sono ancora là, bloccati con lucchetti e catene ai loro posti di comando. Ci hanno fatto credere di voler cambiare il porcellum, solo per riproporlo in salsa agrodolce, ci hanno reimposto le solite imposte cambiando la causale del versamento. Ci hanno propinato politici d’età più giovane, per farci credere che il sistema politico italiano non fosse fondato sull’indistruttibilità di vecchi privilegi. Alle spalle della nuova mercanzia sempre loro: governatori avvizziti che hanno logorato e demolito, nel tempo, le fondamenta dell’Italia. Ancora i soliti noti che, al comando di Regioni e Province, si sono intascati rimborsi elettorali e altre prebenda nonostante fossero già indagati; beceri soggetti che scongiuravano le proprie dimissioni mentre continuavano a delinquere. Hanno cambiato più volte colore politico, prima sbandierando l’idea del grande cambiamento, poi rinnegandola per fingere di rispettare una sacra coerenza (quale?). Ma ora ci dobbiamo sorbire anche il rimpasto di una compagine vecchia, corrotta, infima, ladrona e volgare? Il popolo si desti, l’Italia non cambierà mai! Essa rimarrà una nazione dove un giovane rampante potrà fare carriera solo se si lascerà appoggiare dal mecenate di vecchia data e di cui seguirà ciecamente i dettami. Un paese, il nostro, dove i contribuenti continueranno a pagare la ghigliottina che segherà le loro teste, ingrasserà il cesto dei boia ricchi e viziosi e a cui, come muli, i più offriranno ancora la chance di governare.

 

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