Gassmann, gigante come il suo Riccardo III

di Raffaella D’Adderio

 gassmann

“Oggi le truppe di Riccardo III, con il loro carico d’ira, devasteranno la ridente città di Macerata”, questo il tweet con cui Alessandro Gassmann ha annunciato l’arrivo del suo Riccardo III al Lauro Rossi di Macerata. Gigantesco e per l’interpretazione e per la fisicità (per cui gli altri attori sembrano lillipuziani), Gassmann sceglie di portare in scena un Riccardo III moderno, dai tratti inquietanti e sinistramente esilaranti, senza forzare il testo di Shakespeare e senza ricalcare illustri predecessori nella resa del personaggio.

Complimenti per come ha realizzato un Riccardo III moderno e brillante senza tradirne la classicità

“Si tratta di un adattamento rispettoso, drammaturgicamente molto fedele al testo. Abbiamo usato qualche accorgimento per spogliarlo di pesantezza. Ho sempre considerato stravolgere un testo una mancanza di umiltà, una sorta di facciamolo strano che nasconde la saccenteria e la convinzione di essere migliore di un classico come Shakespeare”.

A quasi un anno dall’esordio, questo personaggio le è entrato nella pelle…

“Anche se siamo a 100 repliche, misurarsi con un personaggio complesso come Riccardo III è sempre rischioso. Ogni sera mi crea una certa agitazione entrare nei suoi panni perché è uno di quei ruoli pieni di tranelli. A Roma li chiamiamo i personaggi alleprati, cioè a cui bisogna stare attenti se no se ne diventa prede”.

Lo spietato Riccardo permette un parallelismo con le figure negative della nostra società?

“Questo personaggio appartiene per qualche verso al modo di fare politica oggi. In lui coesistono la brama di conquista del potere e il non rispetto delle regole. Inoltre, la sua deformità lo aiuta ad essere più arrabbiato, spietato”.

Carmelo Bene diceva che Riccardo III esasperava i suoi difetti fisici per sedurre le sue vittime. Anche lei ne fa una lettura di questo tipo?

“No, si distacca da questa versione di cui però ho grande rispetto. Il Riccardo III che porto in scena ha un braccio metallico infilato nella carne viva che gli ricorda continuamente che lui non è come gli altri. Questa è una delle motivazioni della sua cattiveria. Lui uccide tutti per non soffrire più il confronto con gli altri”.

Politica a parte, oggi dove s’annida di più la cattiveria? “Si cela maggiormente dove appare come bontà. Il nemico non è facilmente riconoscibile, ha una facciata falsa, tripla, quadrupla. In tal senso, è meglio Riccardo: che sia cattivo e indifendibile è un fatto, è cosa riconoscibile a tutti”.

Nella sua messinscena serpeggia un humour elegante. Ne è prova la singolare gestualità di Riccardo, sbeffeggiato dai suoi stessi atteggiamenti (il re agita la mano sinistra facendo roteare le dita per dare disposizioni)

“Dato che Riccardo ha un braccio metallico altamente impeditivo, quello sano è iperfunzionale e tutta la sua energia è spostata su questo arto. M’è piaciuto giocare su questo elemento e sono lieto che il pubblico l’abbia apprezzato”.

Parlando di scelte registiche, il suo documentario “Essere Riccardo…e gli Altri” è una sorta di laboratorio teatrale in cui lei mette a nudo il lavoro fatto con i suoi attori per Riccardo III

“Sono molto soddisfatto del risultato. Scarchilli ha diretto benissimo questo docufilm che ha già una nomination ai Nastri d’Argento. Inoltre, rispecchia il vero scopo del mio lavoro a teatro, cioè quello di voler portare avanti il teatro popolare che arrivi a tutti e a cui tutti si possano avvicinare. Un progetto che cominciò mio padre” (Vittorio Gassmann fondò il Teatro Popolare Italiano nel 1960).

Lei ha detto che su un testo complesso come Riccardo III ha lavorato in modo che fosse comprensibile anche a un bambino di 5 anni.

“Sì, il testo è lineare, invece ho spinto molto sul trucco e ho lavorato particolarmente sull’ascolto tra gli attori perché tutto arrivasse al pubblico in modo realistico. Questo per evitare che in scena accadessero cose che non appartengono alla realtà per quanto strane possano essere”.

Tutt’altro lavoro nel film di prossima uscita “I Nostri Ragazzi” di cui è uno dei protagonisti…

“E’ un bellissimo film con un cast importante: Lo Cascio, la Bobulova, la Mezzogiorno. E’ tratto da un romanzo assai valido (La Cena di H. Koch) e De Matteo è un regista che amo molto. Conto su questa pellicola perché mai come in questa occasione sono andato in profondità con un personaggio, spogliandomi di tutto per poterlo interpretare”.

Cinema, teatro, tv, un libro autobiografico, l’impegno con Amnesty International, artista engagé su Twitter, lei è iperattivo. Non ha mai un momento di pigrizia?

“In realtà faccio tutto mentre sono sdraiato sul letto, ma tengo la mente sempre attiva e, in tal senso, sul lavoro sono uno stacanovista”.

Prossimi progetti teatrali?

“Sto lavorando a tre spettacoli teatrali, a due dei quali solo come regista. Di questi due non posso dire i titoli, ma tratteranno delle donne e il diritto al lavoro e delle dittature militari. La pièce in cui sarò impegnato come attore e regista è L’ignorante e il folle di Thomas Bernhard, di cui la miopia umana è il tema centrale”.

Riassumendo i pregi di questo Riccardo III, ne deleghiamo la sintesi alla lettera “G” dell’alfabeto. G di gigante: un Riccardo III imponente e un Gassmann magistrale, scenografia di grande impatto visivo con caratteristiche da set cinematografico e cast di attori di altissima qualità. G di generoso: Gassmann lo è in palcoscenico e nell’intervista. G di Gassmann, Alessandro Gassmann: interprete e regista di raffinato talento e sensibilità.

 

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