Tullio Moneta, la vera storia di un mercenario italiano

di Giorgio Rapanelli

 

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Molti anni fa noi maceratesi leggevamo su certe pubblicazioni che i mercenari in Congo si macchiavano di crimini verso le inermi popolazioni nere. Sapevamo che il nostro concittadino Tullio Moneta combatteva in Congo con i mercenari del Quinto Commando sudafricano. Per molti di noi giovani maceratesi l’atletico Tullio Moneta era stato un mito. Le notizie degli eccidi ci riempivano di tristezza. Ma la Verità viene sempre prima della Bugia… Nel 1966 andai in Congo, portandomi dall’Italia il bagaglio di notizie che leggevo sulla stampa di Sinistra in merito ai Simba, definiti da “L’Unità” come “patrioti” che combattevano efficacemente con le armi fornite dalla Cina maoista e dai paesi dell’Est comunista i mercenari razzisti sudafricani, i quali, foraggiati dai colonialisti belgi e dagli americani, stavano ammazzando coloni bianchi, missionari e suore, che – secondo il quotidiano comunista – erano invece difesi e rispettati dai Simba… In Congo avevo, però, saputo la verità sui Simba e sulle atrocità che commettevano sui bianchi e sulle popolazioni nere. Ebbi pure la testimonianza di un missionario che i mercenari avevano salvato. Avevo cercato di incontrare Tullio Moneta a Leopoldville: mi dissero che il tenente Moneta stava combattendo a Stanleyville. Volevo raggiungerlo, per poi andare dai guerriglieri sud sudanesi. Purtroppo, le strade per Stanleyville erano state “tagliate” dai Simba. Mi limitai, quindi, a “girare” un documentario sui lebbrosi. Leggemmo ancora di Tullio anni dopo: la stampa riportò il tentativo di golpe contro il governo filocomunista delle Seychelles da parte di un pugno di mercenari al comando di Tullio Moneta; tentativo fallito per la reazione dei soldati delle Seychelles che avevano respinto gli invasori bianchi, i quali fuggirono catturando un Boeing di linea e portandosi dietro un mercenario morto, figlio di un ricchissimo proprietario di miniere. Giunti in Sudafrica, Tullio e i suoi erano stati processati e condannati a diversi anni di prigionia. Sulla sorte di Tullio non seppi più nulla. Nel 2012, un amico di Macerata mi telefonò per dirmi che Tullio voleva parlare con me, onde mettere in chiaro certe notizie “non vere” che avevo scritto su di lui in un mio reportage sul Sud Sudan, dove ero andato nel 1970 per filmare la guerriglia dei sud sudanesi, e pubblicato su Google nel sito “Treia on line”. Rimasi sbalordito: non incontravo Tullio dal 1959 e lo credevo addirittura morto. Era invece in Italia per curarsi i postumi di una ferita di arma da fuoco alla gamba. Aveva già rischiato di morire in Congo, straziato al ventre dallo scoppio di una mina cinese e miracolosamente salvato dalle suore belghe che egli aveva precedentemente salvato dai Simba. Tullio non aveva mai parlato della sua vicenda militare con un giornalista. Invece, Tullio raccontò a me – per la prima volta in vita sua – la sua esperienza di mercenario in Congo, dei gradi militari conquistati in battaglia, fino a quello di “maggiore”, con cui guidava i 250 soldati del Quinto Com-mando in assenza del Comandante. Raccontò la verità del tentato golpe alle Seychelles e dell’attività di “intelligence” per i servizi sudafricani e occidentali. Mi disse che in Congo i mercenari avevano vinto i Simba e fermato l’avanzata del marxismo verso le frontiere sudafricane e rodesiane solo grazie all’appoggio delle popolazioni nere, schierate con i mercenari, perché le salvavano dalle atrocità dei Simba. Per ristabilire la verità sulle vicende di Tullio, ho scritto insieme con l’amico Ippolito Edmondo Ferrario la storia così come ce l’ha raccontata Tullio. Il libro, stampato dalla casa editrice “Lo Scarabeo” della Ritter Edizioni, verrà presentato nel mese di dicembre. Nel frattempo, un nostro comune amico ha realizzato per YouTube l’intera storia di Tullio Moneta, che si può visionare cliccando il link riportato a fine pagina e contenente pure un omaggio dagli Usa al personaggio “Tullio Moneta”. Dal libro si può comprendere pure meglio la tragica situazione odierna dell’Africa Nera, in mano a despoti tribali, criminali e ladri, andati al potere dopo aver avuto l’indipendenza dal colonialismo, concessa dalle potenze mondiali solo per sfruttare le immense ricchezze al posto dei colonialisti e gettando le popolazioni africane in mezzo a guerre e carestie. Questa è la causa della migrazione verso l’Italia.

 

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