di Lucia Mosca
L’Italia che ha fame non aspetta più. Non può più aspettare. I sistemi di informazione avevano minimizzato la possibilità di una protesta organizzata a livello nazionale, tanto che la stampa non ne aveva parlato. Tuttavia, malgrado il silenzio dei media, la protesta stavolta è esplosa sul serio. Non è stato necessario il tam tam mediatico, è stato sufficiente Facebook per dare notizia di quella che poi è divenuta una vera e propria rivoluzione: il Comitato 9 dicembre, alias il Movimento dei Forconi, ha sconvolto il Paese, paralizzandolo in più punti, dimostrando quanto sia forte la volontà del popolo italiano di riacquistare la sovranità nazionale e monetaria. Dall’assalto alla sede di Equitalia a Torino al blocco delle frontiere a Ventimiglia, il comitato 9 dicembre aveva annunciato una protesta di 5 giorni, dal 9 al 13 dicembre. Votata la fiducia al governo, il leader Danilo Calvani ha annunciato il prosieguo della protesta a oltranza. Detto fatto, l’annuncio del presidio nella Capitale. “Continueremo la protesta – ha spiegato – per il tempo che serve in maniera civile come è stato fatto fino a ora. Il nostro obiettivo è mandare a casa questa classe politica che ha fatto il male dell’Italia”. Ad aderire all’iniziativa del movimento autotrasportatori, imprenditori, operai, casalinghe, precari, studenti. Col passare dei giorni la protesta si è estesa, è dilagata come un contagio spontaneo. Nessuno se lo aspettava da questo popolo remissivo, che finora ha accettato di tutto senza battere ciglio. Evidentemente per più di qualcuno è stato oltrepassato il limite e la miccia è esplosa. “Ho il sospetto che questo governo – ha dichiarato Mariano Ferro, altro leader del movimento – non abbia soluzioni, non ha idea di come risolvere i problemi”. “Il made in Italy – ha aggiunto – è andato distrutto e il 2014 sarà l’anno peggiore. A questo governo diciamo che non vogliamo fare la guerra e chiediamo scusa agli italiani per il disagio ma non potevamo fare altrimenti, non avevamo altra strada. Le sigle sindacali sono sempre state vicine al potere e non hanno capito i nostri problemi. Fanno solo finta di risolverli”. Italiani stanchi, arrabbiati, defraudati dei diritti elementari – la casa, un lavoro, la prospettiva di un futuro e di un presente dignitoso – ed esasperati da un linguaggio, il politichese, troppo lontano da quello del popolo. Italiani che si sono uniti in una protesta che può sembrare disomogenea ma che ha un unico comun denominatore: il desiderio e il bisogno di poter vivere dignitosamente in Italia non come ospiti, ma come protagonisti. Una protesta, questa, che mira a mandare a casa la classe politica e demolire le caste. Non c’era altro modo, probabilmente, o forse sì, se negli anni l’attuale classe politica avesse mostrato un minimo di onestà intellettuale e di coraggio. Ma non conveniva a nessuno, meglio mantenere i privilegi. Tanto il popolo sta zitto, siamo noi ad avere il comando. L’attuale classe politica ha dimenticato il concetto di Popolo Sovrano, ha dimenticato che il politico deve essere al servizio del cittadino e non il contrario, forse avrà pensato anche che un popolo privo di mezzi non ha le armi per ribellarsi. Il Comitato 9 dicembre, alias il Movimento dei Forconi, ha dimostrato che non serve denaro per raccogliere il consenso, ha dimostrato quanto possa fare un popolo stanco e infuriato. Ha dimostrato che ci sono italiani che desiderano tornare a esserlo davvero, e che sotto il simbolo della bandiera reclamano la possibilità di essere fieri del proprio Paese, che reclamano la possibilità di essere protagonisti delle proprie vite e di quella della Nazione.