di Siriano Evangelisti
Nei giorni passati don Bosco è “tornato” a Macerata a farci visita e piace ricordare quanto accadde nel 1988, l’anno di don Bosco, che non poteva passare inosservato o ignorato dai collezionisti maceratesi per cui fu programmata la stampa di almeno una cartolina celebrativa. Una cartolina che non doveva però limitarsi a riprodurre la figura di don Bosco o l’esterno dell’Istituto, come si suole fare in queste occasioni, si voleva invece una immagine che rappresentasse lo spirito dell’opera salesiana, in particolare quell’oratorio che per tanti ragazzi ha costituito una esperienza esaltante e un momento fondamentale della loro vita. Un compito non facile, anche per un artista di valore, che doveva tradurre in linee e colori un “quid” fatto più di sensazioni e d’impressioni soggettive che d’immagini dai contorni ben precisi. Una scoperta fortuita quanto fortunata intervenne nel frattempo: negli archivi dell’Istituto è stato trovato un piccolo blocco di cartoline assortite (quelle usate dagli “interni” per scrivere a casa) con riproduzioni della Chiesa dedicata a don Bosco. La maggior parte delle immagini, databili intorno agli anni ‘40, rappresenta, in generale e in dettaglio, il grande affresco del Felici che occupa tutto il catino dell’abside. E’ la famosa immagine del sogno di don Bosco, con l’Ausiliatrice che copre sotto il suo manto, trapunto di stelle, un gruppo di giovani, difendendoli dal maligno rappresentato da un nero elefante. Una opera, forse, non molto valida dal punto di vista artistico ma certamente di grande effetto: è una immagine che ben conoscono e ricordano le numerose generazioni di studenti e di oratoriani che dal ‘37, anno di apertura al culto, hanno pregato nella Chiesa. Per alcuni ragazzi poi è una immagine familiare, al pari di una vecchia fotografia, dato che vennero utilizzati come modelli dal professor Felici. E’ per questo motivo che le cartoline ritrovate per caso sono state ritenute idonee alla nostra iniziativa; si è solo provveduto ad apporre nel retro le scritte commemorative del doppio centenario: quello di don Bosco e l’altro relativo alla posa della prima pietra dell’Istituto maceratese. La tiratura fu limitata, solo perché sono state reperite poche cartoline e per di più assortite: un fatto non voluto che rese la realizzazione più interessante dal punto di vista collezionistico. Come tutte le cose che giungono dal passato queste cartoline hanno la capacità, più di qualsiasi altra immagine di circostanza, di riportare alla memoria l’atmosfera di quei lontani anni dell’oratorio, di far ricordare quella “fetta di vita bella” (come la definì Franco Brinati con una frase felice) i cui giorni erano equamente e gioiosamente divisi tra studio, preghiera e divertimento, secondo l’insegnamento di don Bosco, il santo che oggi più che mai “ritorna tra i giovani ancor”, come dice il canto tante volte intonato a piena voce nella Chiesa a Lui dedicata.