di Tamara Moroni
Il 27 aprile 2012, l’allora vice sindaco Irene Manzi, nonché Assessore alla Cultura, Turismo e Centro Storico, bloccata dalla previsione di spesa in bilancio per l’acquisto del pilomat necessario (sic) a pedonalizzare via Matteotti, così dichiarava: “Intanto non siamo rimasti inattivi, anzi, abbiamo pensato anche all’attivazione di una navetta messa a disposizione dall’APM, che ogni 20 minuti circa colleghi il centro al resto della città”. Chi l’ha vista? Sarà in ritardo di qualche circa. In compenso, o forse proprio per ingannare l’attesa della navetta che ancora non arriva, appena due giorni fa, lungo via Matteotti, l’amministrazione ha disseminato un paio di chaise longue (it. cislonga, o greppina) e diverse sedute, con tanto di vaso incorporato, schienale e poggiatesta, in simil pietra, color bianco stonante, massicce, ingombranti, intralcianti, ai massimi livelli. Belle o brutte, sta al proprio senso estetico valutarle. Sulle prime ho pensato provenissero dai fallimenti, comprate in stock da qualche cessazione attività, o nella migliore delle ipotesi, fossero un riciclo di oggetti di scena dello Sferisterio, che si sa, recentemente si avvale sempre più di scarne, quanto improvvisate scenografie. Al di là della fornitura che viene spontaneo chiedersi dove l’hanno trovate, ci si interroga soprattutto sul valore aggiunto che possano dare tutti questi strapuntini nella pedonalizzazione di via Matteotti. Io non lo vedo. Più che arredo urbano, le chiamerei meglio installazioni concettuali, in linea alla loro idea fissa del centro storico come museo a cielo aperto. Se arredo, però, perché “fai da te”? perché solo sedie? E infatti non finisce qui. Per la cura d’insieme e dei particolari della propria abitazione, normalmente ci si affida a dei professionisti.
Nasce quindi l’ennesima forma di partecipazione attraverso un bando appena emesso, per un concorso di idee promosso dal Rotary Club Matteo Ricci, in collaborazione con l’Università di Camerino, Scuola di Architettura e Design Eduardo Vittoria, e Comune di Macerata, dal titolo “Maclife, vivere e abitare la città di Macerata”. Il concorso, rivolto ai giovani laureati della sola Scuola di Architettura e Design di Camerino, prevede come tutti i concorsi, un primo, secondo e terzo premio in denaro, e un budget di spesa massima di 250 mila euro per la realizzazione del tema del concorso, che vede impegnati i neolaureati nella progettazione della loro visione personale di centro storico. Fin qui, poiché non è la prima volta che a Macerata si fanno concorsi di idee per progettazioni diverse, parcheggi compresi, e anche in tanti altre città e Paesi fuori anche dell’Italia si usa fare, la via presa dall’Amministrazione di Macerata va accolta come una delle tante possibilità che si hanno nell’indirizzare le proprie scelte in vista dei propri obiettivi. Tanto è vero che, (così è scritto nella presentazione) sarà il Comune di Macerata a sua discrezione a dire l’ultima, se e come procedere cioè, alla realizzazione dei progetti presentati.
Io però che non ho la memoria corta, devo ricordare alla presente Amministrazione di Macerata, che non più di due anni fa, la stessa istituì una Commissione per l’ornato pubblico, la quale non si capisce perché, sembra essere uscita per sempre di scena dopo che si era espressa, favorevolmente, nell’unico caso affidatogli, ovvero pronunciarsi sul monumento al 150° dell’Unità d’Italia dello scultore Ermenegildo Pannocchia. O no, non sono io informata, e invece ne è stato sentito il parere per il posizionamento degli arredi in via Matteotti,e verrà lo stesso interpellata nella valutazione degli elaborati del suddetto concorso? E ancora, più semplicemente: ma il Comune di Macerata, non ha un Ufficio Tecnico cui chiedere pareri professionali ogni volta che si intende mettere mano all’estetica cittadina? Sembrerebbe di no, o che ne può fare a meno, oppure che al dunque, la solita politica di primo piano, sempre sopravanza sul buon senso con la sua connaturata utilità di guida, nelle scelte piccole come grandi.
Voglio allora dire questo, all’espressione politica che se ne sta occupando affidandosi a tecnici e professionisti di settore. Prima di tutto: cos’è un arredo urbano? Non si pretende certo nel centro di Macerata una innovazione da Palazzo Rucellai, dove l’Alberti creò su strada, nel corpo stesso dell’edificio, quella seduta che oggi si vorrebbe variamente emulare con l’installazione di una triste imitazione moderna di profferli, alla cui base del processo mentale imitativo, vi è sempre la banalità del “come se”. L’ultimo intervento che mi risulti fatto in termini di arredo urbano nel centro di Macerata, è la Loggia dei Mercanti. Quello sì, magnifico esempio. In secondo luogo, nel sentire le parole dell’Assessore Valentini quando dice che pedonalizzare vuol dire riappropriarsi di spazi da vivere, luoghi dove potersi fermare a parlare o passeggiare, vorrei chiedere “Perché, chi ve li ha levati? Perché, chi ha impedito finora chiunque di fermarsi a parlare e poterci passeggiare in centro storico?”
Non sfiora nemmeno che pedonalizzare significhi soprattutto “Caratterizzare”? Credo proprio di no. Se così fosse stato , al posto di quei catafalchi a occupare il selciato, avrebbero potuto ad esempio porre dove non avrebbero dato alcun fastidio alla circolazione, delle torce, belle da vedersi, per creare o ricreare , soprattutto in particolari periodi, una diversa atmosfera, e quindi dare un senso pieno e specifico alla chiusura al traffico veicolare, con l’invito tacito, e magari l’incentivo ad aprire lì, attività che altrove non esistono. Questo, io assessore , avrei fatto, adesso, da subito. Ma che dico, prima ancora di chiudere la via al passaggio e la sosta di automezzi.
Perciò, se proprio non si è grado di farsi carico di interpreti delle proprie scelte, propongo la soluzione finale: se il problema è il centro storico, spostiamolo!