di Tamara Moroni
Venerdì 29 Novembre nell’ultimo Consiglio Comunale di Macerata, sul campo da gioco centro storico si è svolto il match finale tra le opposte fazioni: pe(do)nalizzatori contro pe(do)nalizzati. Da un lato, i banchi dell’opposizione e la Consigliera Pantana a brandire le tante mila firme a sostegno di una sua più ampia praticabilità, dall’altro la squadra compattata di centro-sinistra, che da decenni persegue l’obiettivo opposto. Risultato decisivo della partita in sintonia con una serie inarrestabile di chiusure attività (eccetto quelle mangerecce) anche l’intero Centro Storico mette su il suo definitivo cartello di chiusura. Stop alle auto. Non si passa, non si sosta.
E questo è il cosiddetto bello della democrazia, dove nelle sedi istituzionali ognuno fa la sua parte nel concorrere alla spinta decisionale da vedute antitetiche. Chi vince vince, chi perde perde.
Oddio, meglio dire, è vero anche questo. La coppia di fatto nazionale PD-PDL sta a dimostrare il contrario, ma pare temporaneamente, in attesa di un divorzio all’italiana. Voi sapete quanto me infatti, che i matrimoni più solidi e duraturi non sono quelli fondati sul reciproco innamoramento, ma sull’interesse. Così era infatti fino al secolo scorso quando era la dote, anche minima, a decidere a chi infilare l’anello nuziale. Tanto più, ciò avveniva negli strati alto borghesi.
Ma torniamo al centro del discorso, e di Macerata. L’installazione virtuale di ogni dissuasore possibile è così completata. Per inciso, che brutto termine dissuasori, che su altro piano di quei tozzetti in granito a scomparsa che nella Roma preunitaria segnavano l’extra omnes ai fuori casta, ai paria, e noi troviamo in corso della Repubblica, via Garibaldi, piazza Veneto, via Matteotti a bloccare l’accesso ai veicoli senza permesso, sono dei marchingegni a ultrasuoni conficcati sul terreno atti a far scappare fino al raggio di un chilometro quadrato tutta quella fauna indesiderata, dai ratti agli scoiattoli, che tende maledettamente sempre ad avvicinarsi alle abitazioni.
E ora che tale disegno è completato, c’è chi comincia a interrogarsi sul futuro per un modello di nuovo sviluppo cittadino. C’è chi guarda anche lontano in questo senso, oltralpe.
A parte, credo sarebbe un traguardo più che ragguardevole occuparsi del qui e ora per i prossimi almeno dieci anni, lanciare il proprio occhio oltre confine per darsi un’idea di quale migliore percorso attuare in avanti non mi vede concorde, in primo luogo per un senso di orgoglio che mi prende nel paragonare il nostro know-how amministrativo locale con quello tedesco, a esempio.
Prendi una città extracircondariale, universitaria, di servizi, come Heiderberg (grande tre volte Macerata granne) attorniata da un fiume navigabile, ricca di storia e bellezze naturali: è da emulare? Per me no. Spiego perché.
Quando in quella città si pensava ancora a costruire intorno autostrade con tanto di semaforo a chiamata, strade di collegamento, potenziare i servizi di trasporto pubblico, quello privato con parcheggi a tre cifre prima di chiudere ai veicoli il suo centro cittadino… eh… hai voglia! noi eravamo più avanti col nostro modello di città metropolitana, senza manco bisogno di reti viarie, a realizzarla sono bastate semplici bretelle e svincoli immaginari. E infatti, diverse di queste strade sono state interrotte, incompiute, rigettate in progetto, alcune nemmeno studiate, tanto la città metropolitana cresceva con autosufficienza. Eravamo oltre anche nel concepire opere naturali, vedi Galleria delle Fonti, nel senso che lì la natura non è stata dominata dalla tecnica, ma l’acqua incanalandosi tra roccia e cemento può tranquillamente continuare il suo corso fino a terra infiltrandosi dove può. E persino ultra, con il modello dei modelli, il più magico di tutti, quello urbanistico, dove tra una Commissione e un Consiglio e l’altro, tàc, tuttora spariscono campetti di calcio, intere aree verdi, zone archeologiche, in pianura come variamente livellate, dove nessun ostacolo ci ferma, men che meno quello idrogeologico, per essere tutte sostituite da nuove costruzioni civili, capannoni industriali, o come da un più recente trend, da grandi superfici di vendita destinate al commerciale che ormai hanno quasi raggiunto il rapporto 1/1: un supermercato per ogni abitante!
Se non sono questi primati di cui vantarsi..!
Per noi il futuro, è già passato. Lo sappiano tutti, e tutti gli europei.
Per quel senso di appartenenza che dicevo, agli addetti ai lavori proporrei quindi per l’avvenire, quantomeno uno scambio di conoscenze applicate all’amministrazione cittadina tra Macerata e una qualsiasi città estera presa a riferimento ideale. Non sfigureremo sicuro col nostro livello talmente all’avanguardia che, come direbbe Flaiano, si trova ad essere superata “dal grosso dell’esercito”.