Strepitosa performance
di Sara Bruni
L’allegro carrozzone culturale di Archè Javier ha lasciato gli Antichi Forni e si è congedato, dopo che l’atmosfera è stata riscaldata da balli e percussioni, con la distruzione del Mandala costruito giorno dopo giorno con pazienza certosina da Franco Tartuferi e con la performance di Sara Bruni che ha lasciato tutti a bocca aperta mentre gli applausi arrivavano scroscianti. Sara ha dato una interpretazione perfettamente coerente con la sua installazione artistica e con l’intero apparato culturale di Arché Javier, rappresentando con i colori (il bianco indossato subito e il nero arrivato in itinere) quanto aveva raccontato con le foto, i suoni e il puzzle: le paure del mondo, il suo disfacimento e la speranza della rinascita attraverso l’arte, idealizzata sotto forma di tenui piume bianche. Brava! Ultimo atto anche per il lievito madre, l’installazione creata da Tamara Moroni alla quale chiediamo lumi.
Che fine farà questo lievito, che è cresciuto grazie alle tue cure e all’atmosfera creativa di questa maratona artistica?
“Per quanto riguarda il lievito ideale – risponde Tamara – avremmo voluto consegnarlo idealmente al sindaco di Macerata, ci sembrava giusto così essendo lui il rappresentante di tutti i cittadini, che però non è mai entrato nei locali della Mostra; o anche all’assessore alla cultura, che ha fatto altrettanto; per cui, le due confezioni con tanto di etichetta e modalità d’ uso e conservazione di lievito ideale che abbiamo fatto crescere con la dovuta cura, abbiamo deciso di lasciarlo alla città di Macerata, a tutti i suoi cittadini e tutti coloro anche di fuori, che al contrario sono venuti e anche ritornati più volte a trovarci, in occasione specialmente degli appuntamenti giornalieri e delle performance uniche che lì si sono svolte, e a tutti i bambini che hanno partecipato, qualcuno anche attivamente portando i suoi disegni a mostra iniziata, desideroso di far parte della collettiva”.
Ci fai un parallelo artistico con questa Arché Javier?
“Certamente – ci spiega Tamara Moroni – con Archè Javier, io credo, si sia prodotta la stessa incisione, lo stesso squarcio sulla tela di Fontana; la superficie adesso non è più piatta, bidimensionale ma è divenuta uno spazio vivo, aperto, comunicante, multidimensionale. Dalla nuda proprietà, al reale godimento, all’usufrutto della città e delle sue strutture “.
Da tutti i partecipanti: “ Grazie Javier! hai dato molto, a tutti”.
Ma… un momento… non è finita qui! A chiusura della mostra c’è stato un taglio di nastro inaugurale. Che vorrà dire? Che è stato solo un incipit? Che è stato solo l’inizio di una presa di coscienza? Allora aspettatevi delle belle…
Fernando Pallocchini