Dall’inedito
“Caravaggio ele ombre dell’anima”
di Matteo Ricucci
Durante la lunga descrizione della vita romana di Michelangelo Merisi da Caravaggio, abbiamo presentato, anche se in maniera approssimativa, le condizioni sociopolitiche di una città che di santo sembrava avere soltanto il nome. Indubbiamente gli avvenimenti di quella fine di secolo erano tragici e convulsi, mettendo in evidenza una drammaticità che scaturiva da un periodo storico davvero particolare.I Papi, dal canto loro, per non lasciarsi travolgere da una valanga inarrestabile e nel tentativo di arginare un crollo che ormai sembrava inevitabile, ricorrevano a roghi purificatori, a decapitazioni, a impiccagioni, a squartamenti pubblici, quasi opera di macellai ammalati di deformazione professionale. Essi non perdevano mai di vista, tra tanto dolore e tanta efferatezza, lo scopo di arricchire la Roma imperiale e degli antichi Martiri cristiani, di palazzi lussuosi, di chiese preziose, di ville pompeiane per magnificare le qualità quasi paradisiache di una città, scelta da Dio stesso, come sede della propria gloria terrena. Chi è vissuto in un tale caos non può non essere caduto preda d’una psicosi esistenziale che deve aver resi i letti, le notti e i sogni una specie di incubo infernale senza fine. Viene abbastanza facile porsi le domande: ma i buoni chi erano? Dove vivevano? In quale ventre di balena biblica si nascondevano? Le madri, le sorelle, le mogli, i figli, quelli buoni, dove trascorrevano il loro tempo libero? Quali erano i loro passatempi preferiti? La reazione della Chiesa Cattolica all’attacco in massa dei seguaci di Martin Lutero si concretizzò nel Concilio di Trento durante il quale cardinali, vescovi e teologi affilarono le armi del pensiero e anche quelle d’acciaio temperato per erigere argini e contrafforti dogmatici e strategici, insuperabili e inattaccabili. Il bel tempo dell’Europa rinascimentale che aveva vissuto nel lusso e nel divertimento, l’euforia della conquistata autoaffermazione dell’Uomo, erano ormai tramontati definitivamente. I nuovi papi, quelli del risveglio, per non perire, furono costretti a massacranti tour di preghiere, novene, tridui, pellegrinaggi, prediche e sermoni per chiedere a Dio di inviare lo Spirito Santo con lo scopo di additare le vie della salvezza. Lo Spirito Santo non delude mai e sparse i semi della sua Sapienza a piene mani tra uomini e donne di buona volontà, facendo germogliare una messe di santi di ogni ordine e grado sociale. Intronizzò sul soglio pontificio papi pronti ad accettare la sfida di Satana! Venne finalmente l’era dei santi laici e di quelli religiosi, uomini e donne, ricchi e non, tra i quali c’era chi distribuiva le avite ricchezze e chi il proprio amore e il proprio aiuto fisico e morale a tutti coloro che ne avevano bisogno. Fondarono congreghe, confraternite, oratori, ospedali, ospizi per pellegrini. Fin dal 18 Gennaio del 1524 Clemente VII parlò nel concistoro della necessità di riformare la Curia e vennero invitati a Roma prelati di ogni ordine e grado e da qualsiasi angolo dell’Europa tutta, anche dai paesi più sperduti e sconosciuti, per concertare piani di riforma interna della Chiesa di Cristo. Clemente riformò l’Ordine Carmelitano e quello degli Umiliati. Nacque anche l’esigenza di trasformare gli sparsi Centri di reazione spirituale in nuovi ordini religiosi di respiro ecumenico. Quindi nacquero: i gesuiti di Ignazio di Loyola, i teatini di Gaetano di Thiene e G.P. Carafa, i cappuccini di Matteo da Bascio, gli oratoriani di Filippo Neri. Dio suscitava uomini nuovi per nuovi traguardi e i papi predicarono di lottare fino all’estremo sacrificio. Essi furono una società di preti per la cura delle anime, che amministravano i sacramenti, predicavano e celebravano secondo tradizione. Furono bandite le abusate figure di “priori” e di “guardiani”, era eletto chi aveva più carisma. Ognuno doveva osservare tre voti: castità, ubbidienza e povertà. I nuovi adepti furono coinvolti nel progetto di bloccare la marea dei protestanti, che volevano abbattere la più che millenaria Chiesa Cattolica. Indubbiamente quella fu un’era di santi che confluivano verso Roma.
continua