La scuola del Minimo, ovvero il fiore del deserto

Intervista a Maurizio Boldrini…

con vena polemica!

 

maurizio-boldriniPresso il Minimo Teatro in borgo Sforzacosta 275 è iniziato il 10° anno di corso della Scuola di Ingegneria Umanistica con una lezione destinata agli allievi,  per l’occasione aperta liberamente anche al pubblico. La classe di Ingegneria Umanistica, come da tradizione, inizia l’attività un mese prima della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione che in questi giorni sta ricevendo le iscrizioni dei nuovi allievi e le riceverà per tutto il mese di ottobre, presso la propria sede di Sforzacosta (tel. 0733 201370).

Alcuni allievi testimoniano che, tempo fa, partendo da Ancona, Macerata, Ascoli, Fermo alla volta di Milano, Torino, Roma, Bologna per studiare teatro, giunti in blasonate istituzioni teatrali si trovarono a studiare libri di Maurizio Boldrini: “Il lavoro teatrale” (Nuova Alfa, Bologna), “La voce recitante” ed “Enciclopedia per l’attore finito” (entrambi Bulzoni, Roma).

 

Direttore Boldrini perché fare tanta strada se il maestro dello studio è al n. 275 di borgo Sforzacosta?

Ogni tanto arriva qualche giovane che vuole iscriversi nella prospettiva di frequentare poi scuole che lui ritiene più importanti. Io rispondo con un sorriso, oppure  dissuado con un’occhiata, non potrei spiegargli, né potrebbe capire di trovarsi di fronte la capitale del teatro in persona spostata all’estrema periferia del linguaggio. Preferisco che abbia materialmente l’occasione, il percorso, la prova di scoprire il teatro del suo essere.

 

Dopo trent’anni c’è un po’ di stanchezza?

Ma sono sempre stanco, perché viaggio e metto in condizione di viaggiare con l’immaginazione, di attraversare le emozioni, e costruire ponti e trampolini per l’essere, chi sta fermo non si stanca. Sia con ragazzi, sia con adulti, opero sempre all’estremo delle mie conoscenze, ogni anno per me è sempre il primo. So come navigare, ma la traversata è ogni volta nuova, il luogo della conoscenza non sopporta repliche. Per le lezioni posso anche usare fotocopie avanzate dall’anno precedente, o una pagina di Calvino che ormai si legge appena per quante volte l’ho letta, è ovvio che sia la prima volta per chi m’ascolta, l’importante è che sia la prima volta anche per me, allora c’è vita.

 

Per quali motivi sconsiglierebbe di frequentare la Scuola del Minimo Teatro?

Ce ne sono molti, mi limito a qualche esempio. Magari una persona vive tranquilla, le sera va pure al cinema, e poi magari scopre al Minimo che di film ce ne sono proprio pochi. Un’allieva quando si iscrisse, disse che lei aveva letto migliaia di libri, studiando al Minimo scoprì che nei suoi scaffali c’erano migliaia di volumi e solo sei sette libri. E poi a che serve recitare bene Leopardi se poi tanto lo fanno leggere a chi, non solo ignora l’abc del verso, ma nemmeno sa l’abc della pronuncia dell’italiano. E poi chi diventa allievo inizia a saper leggere le differenze, quindi correrà il rischio di diventare un disadattato a quello che passa il convento. Invece volete mettere quelli che fanno il musical, o fanno le tragedie, dicono che si divertono tanto ad entrare e uscire, cambiarsi di costume, e poi a buttarsi per terra e di lì cantare, strepitare e soffrono, soffrono tanto ma per loro è divertente ché fanno tutte le facce possibili del dolore e del piacere, e poi ancora strepitii e pentolame. Roba da galera! E pure finanziata.

 

Vena polemica eh!

Non sono polemico, registro il deserto circostante spacciato per giardino, provo dispiacere per coloro che non si danno l’occasione di sbocciare e inceneriscono sul nascere. Comunque, la ginestra nasce anche sulla cenere.

 

Patrizia Mancini

 

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