di Matteo Ricucci
L’amico Pier Giorgio Natali mi presenta Tullio Moneta, longilineo, distinto, dallo sguardo acuto e indagatore: “Dottore, il mio amico Tullio ha bisogno di un tuo consiglio”. – “Piergiorgio, hai detto al tuo amico che sono in pensione da 15 anni?” – “Sì, sì, gliel’ho già detto, non è del medico che ha bisogno ma dello scrittore”.
Signor Moneta, anche lei scrive?
“In verità ho fatto tante cose nella mia vita, ma scrivere no, non mi è mai piaciuto”.
Si chiacchiera tanto sull’apatia degli italiani per la lettura, ma vivaddio se scrivono! e trovare qualcuno che afferma di non aver voglia di farlo è davvero raro! In cosa posso esserle utile?
“Ho intenzione di pubblicare le mie memorie e vorrei da lei qualche consiglio circa la stampa. Deve sapere che da molto tempo vivo in Sud Africa e in lingua inglese non mi riesce di riordinare i ricordi. Per questo sono ritornato a Macerata, da dove sono partito all’età di 22 anni per sfuggire ai lacci dell’educazione repressiva imposta dai nostri genitori”.
Non lo dica a me, anche io soffrivo le stesse angustie e per liberarmene decisi di arruolarmi in marina, sognavo le bianche vele gonfie di vento dell’Amerigo Vespucci, ma alla visita medica di pre arruolamento mi scartarono per una otite che non sapevo di avere. Ho pianto di rabbia, poi mi rifeci con l’iscrizione alla facoltà di medicina dell’Università di Bologna. Una settimana dopo la laurea optai per Macerata dove vivo da 50 anni. Mi tolga la curiosità, che lavoro ha svolto in Sud Africa?
“Il mercenario! Dottore, la vedo indifferente ma non abbia timore di dispiacermi. Sono da sempre abituato a percepire anche le minime sfumature di disapprovazione per il mio lavoro, perché infine di lavoro si tratta”.
Un lavoro molto rischioso, però!
“Il nostro è un lavoro da professionisti super preparati, mi creda: si va in battaglia al massimo della forma e niente è lasciato all’improvvisazione, ogni membro del commando è intimamente sollecito della vita del suo vicino. E’ anche da sfatare la convinzione che noi saremmo uomini senza onore, senza patria e senza bandiera. Nessuno può combattere senza questi valori e i nostri comandanti sono persone di raffinata cultura, di onesti sentimenti, uomini che vengono da accademie prestigiose, in possesso anche di più lauree e con curriculum da fare invidia a qualsiasi altro soldato regolare. Nessun ferito in battaglia viene abbandonato sul campo e nemmeno nessun morto, sapendo, oltretutto, che in Africa quasi tutte le tribù praticano il cannibalismo. Lei ricorderà la tragica fine dei 13 aviatori italiani, trucidati in Congo, ebbene i benpensanti del civile Occidente non sanno che i loro cuori e i loro fegati furono mangiati crudi dai feroci Simba e i quarti dei corpi furono appesi in macelleria come vili quarti di mucche” .
Anche io ormai vivo chiuso nel mio immaginario mondo creativo, lasciandomi scivolare addosso la quotidiana mistificazione ammannita dai mass-media il cui unico proposito, e nemmeno tanto nascosto, è di impedirci di riflettere. Reagisco a tale violenza inventando mondi fittizi e personaggi irreali nei miei romanzi e nei miei racconti. Un giorno invento un cavaliere medioevale con la missione di portare a Gerusalemme il ritrovato Santo Graal e nel tentativo di riuscirci si scontra con terribili nemici, altrettanto motivati a strapparglielo per insania brama di possesso; un altro giorno creo un moderno terrorista che non risparmia mai sul numero delle vittime innocenti dei suoi attentati e si sente sempre nel giusto per orrende che siano le sue stragi.
“Fortunato lei che si rifugia nell’innocua immaginazione: noi quando combattiamo precipitiamo nel mondo della cruda realtà con l’imperativa esigenza di vivere o morire. Durante gli attacchi alle postazioni nemiche, nelle nostre vene si accumulano quantità esplosive di adrenalina che di per sé è già una bomba che ci può spaccare il cuore. Se non si avessero ideali convincenti a cui aggrapparsi non si potrebbe reggere lo sforzo per raggiungere lo scopo prefissato. Anche noi sospiriamo ognuno per la propria Patria, per le famiglie lontane, anche noi, quando ci battiamo, sogniamo la pace, anche a noi piace il dorato mondo del dolce far niente”.
Tutto ciò è comprensibile, signor Moneta, ma sarebbe preferibile vivere in un mondo di pace e di concordia con lo scopo di proteggere chi, come i bambini , le donne, gli anziani, con la guerra non ha nulla da spartire e paga sempre lo scotto più salato. A questo punto, mi permetta una domanda un po’ indiscreta…
“Dottore, lei può farmi qualsiasi domanda, perché percepisco in lei un’assoluta mancanza di pregiudizi morali e ideologici. Sono convinto, inoltre, della sua lealtà e della totale assenza di malizia. Mi chieda pure ciò che vuole”.
Lei prega il Signore prima di ogni attacco?
“Dottore, io non credo in Dio. Se avessi praticato qualsiasi fede, non mi sarei mai imbarcato su di una nave così pericolosa. Ho affrontato sfide all’ultimo sangue, ho corso rischi mortali come saltare in aria per lo scoppio di una mina antiuomo che mi hanno spinto sulla labile linea di confine tra la vita e la morte, ma ciò che noi mercenari abbiamo realizzato in Africa, andava necessariamente fatto, altrimenti il prezzo che le potenze comuniste ci avrebbero imposto sarebbe stato assai più oneroso”.
Lei resterà per sempre qui a Macerata?
“Io amo perdutamente la mia Africa e non la posso abbandonare anche perché figli e nipoti mi reclamano”.
Allora è proprio vero che ci si può ammalare di mal d’Africa?
“Assolutamente vero!”
Improvvisamente irrompe nella stanza la mia pechinese, Sophy la Nera, e con gioia salta in grembo all’antico guerriero delle foreste e delle savane africane il quale l’accarezza con trasporto e le permette di leccargli il viso in assoluta libertà. Meravigliato fisso interrogativamente l’amico Pier Giorgio che scoppia a ridere: “Tullio è amante dei cani, li alleva e li ammaestra con amore!” al che rispondo: “Un uomo che ama i cani anche se imbracciasse un mitra, non potrebbe essere pericoloso. Caro signor Moneta, sono a sua completa disposizione per quanto riguarda la pubblicazione del suo libro. Sono convinto anche che lei sarà leale nel suo racconto e onesto nel rendere omaggio alla verità!”