di Raffaella D’Adderio
Il linguaggio “da caserma” si ascolta un po’ ovunque, in particolare dove cattivo gusto e volgarità sono padroni; quale miglior luogo se non una caserma militare è deputato a utilizzarlo? Se n’è sentito in diritto il caporal maggiore Salvatore Parolisi, unico imputato per l’omicidio di sua moglie e tombeur de femme in divisa, dentro la caserma “Clementi” di Ascoli Piceno. Qui, con altri graduati, educava le reclute, che accorrevano numerose (1600 ogni tre mesi), all’arte della guerra. Il metodo? Turpiloquio associato a esercitazioni di dubbio gusto. Giuditta, vittima e testimone ascoltata durante il processo, raccontava che il Parolisi, durante l’addestramento, le dava colpi sul sedere mentre lei eseguiva il passo del giaguaro. Non proprio lontano dal linguaggio trash del rapper Piotta che, nel 2000, intonava “La mossa del giaguaro” sulla falsariga della tecnica militare ma alludendo a pratiche da materasso. I desideri più pruriginosi serpeggiano laddove la disciplina si fa più severa e impone dogmi e precetti a volte esasperanti. Ma, non giustificando in alcun modo la mostruosità di un Parolisi omicida, si è spinti a sorridere per il gesto delle sexy-soldatesse israeliane che hanno esibito le loro grazie su Facebook, vestite solo di tanga e mitra. Location scelta per gli espliciti scatti la severissima base militare delle forze armate israeliane di Tsàhal, dove le commilitone prestano servizio obbligatorio. Le immagini sono state viste in tutto il mondo e l’esercito di Tel Aviv ha minacciato una punizione esemplare, iniziata con il divieto dei Social Network all’interno delle caserme. Le “Charlie‘s Angels dell’Apocalisse” si saranno, forse, ispirate alle icone della commedia sexy all’italiana, che tanto ha furoreggiato negli anni ‘70. Alcuni titoli restano esemplari di un vocabolario che coniuga ambiente militare e il suo opposto, cioè il divertissement: La dottoressa del distretto militare (1976); La soldatessa alla visita militare (1977); La soldatessa alle grandi manovre (1978); L’Infermiera nella corsia dei militari (1979). Nessun sopruso né sottomissione, anzi: le procaci regine delle sexy-pellicole erano consapevoli del proprio corpo, non demonizzato ma idolatrato dai protagonisti maschili, comici e ridicolizzati dalle loro stesse smanie libidinose che finivano sempre in un niente di fatto. Resta un ultimo dubbio: che castigo sarà inflitto alle 4 soldatesse israeliane? Di essere rinchiuse nella casa del “Grande Fratello”?