di Lucio Del Gobbo
L’Accademia di Belle Arti di Macerata accresce l’orgoglio marchigiano in fatto di conservazione di beni artistici. L’ultima rilevante iniziativa riguarda l’istituzione di un nuovo corso di restauro con sede a Montecassiano nel convento di San Giovanni Battista che, restaurato a sua volta, dopo il terremoto del 1997, si appresta a diventare fucina di professionisti. Al termine di un ciclo di studi quinquennale gli studenti del corso conseguiranno a tutti gli effetti il titolo di Restauratori di Beni Culturali. Lo ha dichiarato con manifesta soddisfazione la Direttrice dell’Accademia prof. Paola Taddei, considerando che l’Istituto è il terzo in tutta Italia a esserne stato accreditato (22 novembre 2011) secondo le richieste di conformità del Ministero dell’Istruzione: un primato nelle Marche. La prof. Francesca Pappagallo, coordinatrice dell’Istituto, ha tenuto a precisare: “Il lungo tragitto che ha aperto la strada al Corso Quinquennale a Ciclo Unico per la Formazione di Restauratori, attivo nel Percorso Formativo Professionalizzante 2 – ossia su manufatti mobili, su supporto ligneo e tessile – è solo il primo traguardo raggiunto nell’attivazione dei restanti tre percorsi professionali previsti dalla scuola di restauro”. Alla presentazione, avvenuta giovedì 9 maggio è intervenuto il professor Antonio Paolucci, dirigente generale dei Musei Vaticani, che ha affermato a sua volta: “Gli aspiranti restauratori saranno chiamati a custodire la bellezza, a vigilare sulle opere”. Un ruolo molto importante che potrà avere ancor più peso oltre che sulla cultura italiana e sul suo patrimonio artistico, anche in termini finanziari sulla sua economia. Interessante la considerazione che lo stesso Paolucci ha fatto riguardo al giusto modo di approcciarsi al restauro. Ha parlato di “timidezza”, e cioè della necessità di avere una timida soggezione e un assoluto rispetto nei confronti dell’opera. Trattasi di una declinazione dello spirito, insieme sentimentale e intellettuale, più che un semplice atteggiamento di prudenza. Il restauro può salvare e riproporre all’attenzione generale l’originalità e la bellezza di un’opera d’arte, rinverdendone lo splendore e garantendone la conservazione nel tempo, ma con la stessa tempestività può comprometterne per sempre la qualità, cancellando in essa una parte della sua storia, lo spirito stesso del tempo e la condizione storica e psicologica in cui ha operato il suo autore. Indubbiamente un’operazione di civiltà che richiede una necessaria sensibilità artistica. Compito del Corso è anche quello di inculcare negli allievi tale salutare timidezza.
(In foto le prof. Paola Taddei e Francesca Pappagallo; il convento di San Giovanni Battista)