di Umberto
La signora era astemia. Solo una volta, in tutta la sua vita, le era capitato di assaggiare un dito di vino: a momenti sviene! Dopo quell’episodio a casa sua il vino era diventato come un ospite sgradito. Al marito, invece, piaceva bere ma doveva farlo dove voleva, all’osteria o da qualche amico, ma a casa sua no. Qualche volta era lei, visto che lui non tornava, a recarsi all’osteria, a prenderlo sottobraccio, vergognandosi non poco. Lui diceva che quella sarebbe stata l’ultima volta… ma va a credere a quelle parole pronunciate in stato di incapacità d’intendere e di volere. A lei faceva un po’ tenerezza questo marito, si sentiva addosso dei sensi di colpa dato che non lo faceva bere in casa, costringendolo a bere fuori. Tutti sapevano che lui era un ubriacone ma nessuno poteva malignare su di lei. Finché un giorno prese la corriera per recarsi in ospedale a fare una ecografia alla vescica. Soffriva di cistite ed era la seconda volta che faceva questo tipo d’indagine. La volta precedente l’ecografia non era venuta bene poiché l’acqua bevuta non aveva riempito la vescica, forse perché era fredda o attinta dal rubinetto della cucina, un po’ dura e poco diuretica. Le avevano quindi consigliato un’acqua minerale leggera, di farci del tè, magari deteinato, e di versarlo in una bottiglia di vetro. Lei prese una bottiglia trasparente, ci versò il tè che aveva un bel colore ambrato: sembrava proprio vino bianco! Non entrò subito in ospedale dato che aveva ancora una mezz’ora di tempo, giusto quello perché l’acqua facesse effetto e riempisse bene la vescica. Decise di sorseggiare il tè, tiepido al punto giusto, seduta su una panchina nel giardino dell’ospedale, lontana da sguardi indiscreti. Poi cominciò a dire tra sé e sé: “Io ciucciare da quella bottiglia? E se passa qualcuno e crede che dentro ci sia del vino o del cognac? E io dovrei fare la figura di una ubriacona? Io astemia, io che non faccio entrare il vino in casa, io che vado a riprendere mio marito dalla cantina? E cosa la gente ha sempre pensato di me? Avrà pensato che chi va con lo zoppo impara a zoppicare! Io ubriacona? Mai!” Rimise la bottiglia nella sporta e rinunciò all’ecografia. Non le passò neppure per l’anticamera del cervello che avrebbe potuto sorseggiare il liquido direttamente nella sala d’attesa, tanto era radicata la paura che qualcuno potesse, anche solo lontanamente, pensare che lei avesse quel vizio.