Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,
origini e vicende politiche di Adversi,
Cecchi, Paci Paura: arrivano i lanzichenecchi?
Il 22 febbraio 1527 le truppe tedesche di Carlo V iniziarono la marcia su Roma dalla Lombardia e nel maceratese s’iniziò a raccogliere armati sia per rinforzare il disastrato esercito papale che per difendere la provincia, si rinforzarono ulteriormente le difese cittadine, si provvide ad ammassare il grano nei centri. Ma gl’imperiali passarono per la Toscana, saccheggiarono Roma e assediarono il Papa rifugiato in Castel Sant’Angelo. Si organizzò un esercito di 15mila uomini per soccorrere il Papa e Macerata fornì 100 fanti. Ma non furono questo, accampato senza intervenire presso Nepi, bensì la peste a cacciare i lanzichenecchi spingendoli verso l’Umbria. Narni subì un terribile saccheggio e la notizia terrorizzò i maceratesi che arrivarono persino a murare le fonti fuori le mura per privare di acqua gli eventuali assedianti. Furono assoldate le truppe di Nicolò Mauruzi da Tolentino e di Valerio Orsini e, addirittura, per il gran terrore, non si tennero sedute consiliari in agosto… fortuna volle che i crudelissimi lanzi non transitarono nel nostro territorio. Macerata, in questa epoca, fornì al papato due figure di avventurieri: Giambattista dei Compagnoni “delle stelle” e Giulio Pellicani.
Giambattista Compagnoni “delle stelle”
Giambattista Compagnoni partecipò alle milizie antipapali di Francesco Maria della Rovere e, con Giovanni dalle Bande Nere, combatté in Italia, Francia e Ungheria. Si legò poi alla famiglia Baglioni di Perugia che già nel 1521 aveva progettato di sovvertire la Marca. Nel 1521 assalì Jesi e la sua campagna arrecando notevoli danni, dopo tre anni assalì Macerata che, grazie alle opere di fortificazione, restò inviolata. Queste sue “imprese” militari si intercalarono con “imprese” civili: presso Lodi con 5 pugnalate uccise il civitanovese Pier Andrea Nelli, a Macerata assalì di notte il nobile Battistone Ridolfini uccidendolo, a Roma ammazzò i bargelli Crispino da Velletri e Stefano da Bassanello, in un accampamento imperiale uccise il concittadino Annibale Pellicani. Nel 1529, agli ordini di Rodolfo Baglioni assediò Perugia poi, passata questa famiglia alla parte imperiale alleata del Papa, il Compagnoni fu nominato da Luigi Gonzaga capitano di 200 fanti nella spedizione di Vicovaro e, combattendo agli ordini del cardinale Alessandro Farnese contro i protestanti di Germania meritò il perdono papale per le malefatte commesse. Morì l’1 gennaio 1580.
Giulio Pellicani
Giulio Pellicani, agli ordini di Renzo da Ceri, aveva militato contro Francesco Maria della Rovere e, in quel periodo, uccise Giacomo Caproni, Martino da Genova, in più duellò con il nobile padovano Luigi Valdezocchi che, alla presenza del duca di Ferrara, fu costretto a smentire i dubbi esternati sulla nobiltà del Pellicani. Dopo aver ucciso Piertommaso di Pandolfo, dei Compagnoni delle Stelle, si dette alla campagna. Nel 1527, al comando di un gruppo di cavalleria conquistò Castelfidardo, quindi toccò a Civitanova, presa anch’essa dopo irruente cariche di cavalleria ma i civitavesi insorsero e lo cacciarono. Tornato a militare sotto Renzo da Ceri nell’esercito francese che assediava Napoli, Giulio Pellicani, qui morì nel 1528.
Inizia la perdita del potere di Macerata
Il 19 settembre 1532 il vicelegato Della Barba, con l’aiuto del condottiero Luigi Gonzaga, conquistò Ancona, il 27 settembre il Gonzaga in persona consegnava al cardinale Accolti, nel Palazzo Apostolico di Macerata, le chiavi di quella città e già il 5 ottobre il cardinale faceva il suo ingresso solenne in Ancona. Quella che sembrò essere una affermazione politica di Macerata su tutta la Marca rischiò invece di essere la sua rovina. L’Accolti spostò la Curia ad Ancona e lì si trasferirono gran parte dei “Consiglieri di Credenza”, tanto che a Macerata, per mancanza del numero legale, si ebbero difficoltà a riunire il Consiglio di Credenza, sì da deliberare di portarlo a 16 membri.
continua