di Raffaella D’Adderio
Provvidenziale chiamarsi “Arena” ed esibirsi sul palco dell’incantevole arena Sferisterio di Macerata. Più che il nome giusto, Alessio Arena ha miscelato egregiamente la sua bella vocalità a una musicalità partenopea e a un’atmosfera esotica, per cui è stato decretato il vincitore di Musicultura 2013. “Fare il musicista per me equivale a fare outing. E’ un modo per dire alla mia famiglia che ho deciso di fare questo come lavoro”- ci dice Alessio poco prima di ricevere la notizia della sua vittoria.
Quasi tutti i genitori sono spaventati all’idea che il proprio figlio faccia l’artista-“Ora mi sento libero perché sento d’aver trovato la mia strada”.
La prima sera che sei salito sul palco dello Sferisterio eri visibilmente emozionato, ma poi hai cantato con indiscutibile sicurezza- “Sono terrorizzato dai microfoni perché mi tradiscono; ho avuto esperienze strampalate in merito. Una volta, in un locale di un paese della costa spagnola sono stato costretto a cantare a cappella una canzone in tre punti diversi della sala per farmi sentire; il microfono mi aveva abbandonato!”. Alessio Arena è un cantautore , ma anche uno scrittore di romanzi e un drammaturgo, attività per cui ha ricevuto premi e riconoscimenti. Arena un “cantascrittore”, Alice Clarini a cui è andato il premio della critica, è invece una poetessa che per i suoi componimenti in versi ha vinto un concorso e ottenuto la pubblicazione della raccolta “Dischi Rotti”.
Alice, quale emozione hai provato cantando sul palco dello Sferisterio?- “Qualcosa che ha a che fare con questo posto che è una meraviglia”.
Le tappe salienti della tuo percorso artistico?- “Ero la frontwoman del gruppo Opzione Zero, da qui ho proseguito il mio iter cantautorale che ha coinciso con le mie prove di gavetta. Poi sono rimasta ferma per un po’ e ho scritto poesie. Nel 2011 ho incontrato Emiliano Ballarini (il Bah) e abbiamo dato vita al progetto musicale Alice Clarini Project”. Ognuno dei quattro finalisti è arrivato a Musicultura con un bagaglio culturale che ha consegnato un valore aggiunto all’esibizione canora. L’originalissimo Ducadombra è stato premiato per la miglior musica col brano “Verità e inferno”: un rock melismatico (tante note per ogni sillaba) dalle sonorità riecheggianti le ballate medievali. Suona con il suo “mostro a tre teste” , una harp guitar, uno dei tanti pezzi da museo che l’artista possiede. Ci parla di una citola, sorta di chitarra del ‘300 fatta costruire su commissione e ricavata da una raffigurazione in un quadro, su cui sono state calcolate le proporzioni dalla mano che brandiva lo strumento.
Perché la scelta di chiamarsi Ducadombra?- “Ho coniato io questo nome; mi piacciono le verità celate e volevo ci fosse un alone di mistero intorno al mio personaggio e alla mia musica. Inoltre, suono molto all’estero e lì funziona bene una parola che sia al contempo molto italiana, facile da pronunciare ed evochi un’imperscrutabile energia”. Il più giovane, classe 1990, è il cantautore toscano Alfredo Marasti. Autentico appassionato di cinema, intona la godibile ballata “Canzone per Mario”, dedicata al regista scomparso Mario Monicelli (molte le citazioni della trilogia filmica “Amici Miei”) e vince il premio per il miglior testo. Marasti compone la musica e i testi delle sue canzoni; ha al suo attivo anche la regia del cortometraggio “La Barba” e del film “L’Illuminista”. Alfredo, hai scritto anche testi non dedicati al cinema? –“Sì, ho composto tre canzoni e mezzo d’amore; la motivazione basilare era far colpo su una ragazza”.
E ci sei riuscito?- “Ho combinato una serie di disastri: la ragazza che mi piaceva c’ha messo un po’ prima di accorgersi di me; si è infine innamorata di una mia canzone scritta per un’altra; a quel punto ho mentito spudoratamente dicendole che era per lei”.