Alla scoperta delle antiche abbazie
del territorio maceratese
Con lo scopo di valorizzare e far conoscere le abbazie del territorio maceratese, la Fondazione Carima, tempo fa, pubblicò un libro frutto di una attenta ricerca su queste strutture monastiche, che sono dei veri e propri gioielli dalla grande valenza storica e culturale. Tra queste ce n’è una decisamente particolare, sia per il luogo dove è stata eretta che per la realizzazione costruttiva: l’abbazia di Sant’Eustachio, che sorge nei pressi di San Severino . Attraverso il percorso naturalistico della Valle dei Grilli si giunge alle Grotte di Sant’Eustachio, veri e propri rifugi naturali presso cui si trova l’abbazia di Sant’Eustachio in Domòra, il cui toponimo si riferisce alle dimore rappresentate dalle vicine grotte naturali, trasformate in abitazioni dai tagliapietre delle cave di corniola e travertino. Risale all’anno mille e, eretta in luogo aspro e isolato, in parte scavata nella roccia, appartenne a un insediamento benedettino di tipo eremitico. Dell’abbazia resta la chiesa che è del 1200 e che fu abbandonata dai monaci nel 1305. L’esterno è caratterizzato da un piccolo atrio con portale d’ingresso in travertino, che ha la tradizionale composizione a fascia con motivi geometrici e naturalistici alternati a colonnine tortili. La facciata verso il torrente presenta un rosone privo di colonnine di raggiera e due finestre a pieno centro strombate. La chiesa è impostata su un doppio sistema costruttivo in parte realizzato nella roccia e in parte in pietra, in cui il punto di cesura tra le due zone funge da arco trionfale di collegamento tra l’ambiente costruito a pianta quadrilatera coperto a crociera, e quello naturale. Questa abbazia dalla fine del ‘400 fino alla metà dell’800 risulta aggregata a San Lorenzo in Doliòlo, struttura presente entro le mura di San Severino. Fu infatti l’abate di San Lorenzo in Doliòlo a commissionarne il restauro nel 1860. L’abbaziale di Sant’Eustachio è una delle poche chiese romaniche delle Marche che sono prive di cripta, forse per la particolare ubicazione.
F.Pallocchini