Braccio di ferro con la Regione e
i Comitati mostrano i muscoli
Da inguaribili ottimisti, fiduciosi nell’altrui capacità di comprendere gli errori e di emendarli, eravamo convinti che Spacca, dopo la debacle della sentenza della Corte Costituzionale n. 93/2013 che ha duramente censurato l’illegittimità costituzionale della L.R. Marche nr. 3/2012, avesse aperto un confronto per porre termine a tanti anni di cattiva legislazione regionale e, al contempo, per porre rimedio ai già gravi danni subiti da cittadini, imprenditori e dagli stessi Enti Locali, Regione compresa.
Fu scritto che “errare è umano, perseverare è diabolico“, ma Spacca, evidentemente, non hai mai letto tale frase. Ci riferiamo alla proposta di legge di cui alla D.G.R. nr. 825 del 28.05.2013 – Modifiche alla legge 26 marzo 2012, n. 3 “Disciplina regionale della valutazione di impatto ambientale (VIA)”, ove la Giunta regionale ha commesso due errori marchiani e vorrebbe consumare, nei confronti dei Comuni, una risibile e infantile vendetta, indicativa dell’atteggiamento di lor signori.
Ricapitolando, da anni (Art. 57 L.R. 31/2009; Art. 24 L.R. 20/2001; L.R. 3/2012; mancata approvazione della proposta di legge 242/12, per la sospensione degli effetti prodotti dalla L.R. 3/2012; L.R. 30/2012; mancata discussione dell’atto di indirizzo amministrativo per il recepimento dei principi, comunitari e costituzionali, posti a tutela dei cittadini e dell’ambiente) la Giunta Regionale delle Marche ha adottato norme e prassi procedimentali – peraltro anche sottoposte al determinante avvallo tecnico-giuridico di strapagati dirigenti come Costanzi e Minetti – mediante le quali ha ignorato, deviato, calpestato i diritti dei cittadini, le prerogative dei Comuni, il buon senso e la verecondia comune.
Norme e prassi che hanno permesso a funzionari discussi, discutibili e finanche inquisiti per corruzione, di rilasciare decine di autorizzazioni di impianti impattanti, il cui unico scopo, secondo le notizie riportate anche recentemente dalla stampa, sarebbe stato di permettere a taluni (im)”prenditori” ben conosciuti di accedere alle laute contribuzioni pubbliche. Solo nel biogas, a fronte di poco più di 120-150 milioni di investimento, si calcolano oltre 600 milioni di contributi pubblici, tolti cioè dalle nostre tasche. In tutto il settore energetico, e per le sole Marche, l’ammontare complessivo degli incentivi statali sarebbe tra i 5 ed i 6 miliardi di euro in 12-15 anni.
Ebbene quasi tutti gli impianti sono bloccati, la sola eccezione degna di rilievo si è registrata nel fotovoltaico a terra, la Corte Costituzionale si è pronunciata in modo netto ed inequivocabile, e la Giunta Regionale, invece di aprirsi al rispetto delle norme comunitarie, tutelare i cittadini e le imprese, rispettare il diritto alla salute, alla tutela del patrimonio storico-artistico e del paesaggio,vorrebbe demandare ai Comuni l’incombenza di condurre, in esito alla verifica di assoggettabilità, la Valutazione di Impatto Ambientale per gran parte dei progetti delle più svariate attività. Giusto per fare un esempio, secondo la nuova proposta di legge della Giunta, tutti gli impianti a biogas autorizzati dalla Regione avrebbero dovuto essere sottoposti a procedura di V.I.A. da parte di ciascun Comune, e dopo che gli stessi Comuni sono stati completamente esclusi ed emarginati nella decisioni.
E’ la vendetta di una burocrazia ormai incapace ad altro che a tutelare se stessa!
Il secondo errore marchiano deriva dal fatto che nulla ha previsto la Giunta regionale, né nella proposta di legge, né in altri provvedimenti, per sanare, o tentare di sanare, la situazione determinata dalla quarantina di autorizzazioni rilasciate sulla base della L.R. 3/2012 ora dichiarata incostituzionale.
E’ il caso di pensare che i burocrati, con il beneplacito della Giunta, cercheranno comunque di “legalizzare” lo status quo?
A questo punto non possiamo che attrezzarci al peggio e, mentre ribadiamo la nostra logica richiesta di sospendere gli effetti già prodotti dall’applicazione della famigerata L.R. 3/2012, con la riunione svoltasi il 1 Giugno u.s. a Chiaravalle, i comitati e le associazioni aderenti alla nostra rete hanno assunto le seguenti decisioni:
1. Informare cittadini e Sindaci sulle questioni esposte
2. Preparare una memoria indirizzata a tutti i Consiglieri regionali perché emendino, in maniera determinante, la nuova proposta di legge della Giunta
3. Adire alle sedi giudiziarie opportune affinché la Regione Marche sia costretta ad adempiere ai dettami della Corte Costituzionale
4. Integrare tutte le vertenze, maxi-eolico, stoccaggi-gas, maxi-elettrodotto, biomasse, biogas, rigassificatori, sanità ed altre con le indicazioni date dalla Sentenza
5. Intensificare le azioni di rivendicazione per colpire le responsabilità e le inadempienze di questa burocrazia, tanto cara alle nostre tasche, quanto inefficiente e fonte di sprechi per tutti.
Questo perché SIAMO CITTADINI, NON SUDDITI.
I Comitati in Rete