Il crollo delle matricole

E’ l’ennesima colpa della crisi?

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Basta accendere la televisione, leggere un giornale o semplicemente navigare in Internet, per rendersi conto della presenza di dati assolutamente inquietanti riguardanti la difficile situazione presente in Italia nell’ultimo periodo e non solo. Tra i vari aspetti della realtà italiana, un argomento decisamente poco discusso è quello inerente la formazione universitaria. La maggior parte della popolazione, infatti, è sicuramente all’oscuro dei preoccupanti dati relativi al calo delle immatricolazioni nelle università italiane. Basti pensare che nell’ultimo decennio si è verificata una diminuzione degli iscritti pari a 70mila unità, declino iniziato dopo l’ottimo risultato ottenuto per le immatricolazioni dell’anno accademico 2003/2004. E, come se non bastasse, i numeri sono in deciso peggioramento! In aggiunta, da due anni a questa parte (da quando l’incarico di Ministro dell’Istruzione è passato nelle mani di Francesco Profumo), è diventato anche molto difficile ottenere una stima precisa dei dati effettivi, causa la non trasparenza da parte del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per la mancata pubblicazione di statistiche attendibili. Nonostante ciò siamo comunque in grado di fornire dati riguardanti l’Università degli studi di Macerata. Partendo dall’anno accademico 2009/2010 riscontriamo un numero di immatricolazioni pari a 1520. Nell’anno successivo, la cifra scende a 1450, fino ad arrivare al 2011/2012 dove troviamo un totale di 1353 studenti immatricolati. Insomma, un crollo pari all’11% circa nel solo arco di tempo di tre anni accademici! Una domanda: “Quali sono le cause di quanto sta avvenendo?” L’attuale crisi economica e occupazionale ha di certo fomentato il fenomeno: perché laurearsi in un momento come questo, in cui ci viene fatto spesso e volentieri notare che non è una laurea ad assicurarci delle buone prospettive per il futuro ma, al contrario, vi sono altri modi per raggiungere successo e stabilità economica? Altra principale causa che scoraggia il numero delle immatricolazioni è la pessima qualità dell’offerta: università che non mantengono quanto invece promettono. La frequentazione sarebbe solo un’inutile perdita di tempo che non ripagherebbe la fatica e l’impegno impiegati. Non ultimo l’aumento dei costi, spese troppo elevate che giovani e famiglie non possono permettersi di sostenere. Aumento dei costi collegato direttamente al taglio dei fondi, con conseguente diminuzione dei docenti universitari e ragionevole allontanamento degli studenti. In risposta all’allarmismo mosso da alcuni centri di ricerca e statistica, il Ministro Profumo smentisce il tutto. Sovraffollamento! Sarebbe questa la spiegazione del Ministero al crescente calo delle immatricolazioni. Giustificazione decisamente improbabile. Come mai ci si preoccupa tanto di mettere a tacere la questione evitando allarmismo, piuttosto che preoccuparsi per il futuro degli studenti e quindi, dell’Italia stessa? Il problema è più concreto di quanto si possa immaginare e anche se questi dati non preoccupano tanto i politici, ultimamente troppo impegnati nella lotta per il mantenimento delle poltrone, probabilmente è arrivato il momento di fare qualcosa di concreto per restituire all’università italiana la credibilità che certamente merita.

Alice Medei

 

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