di Umberto
L’impero romano crollò non solo per i conflitti di classe, le proteste degli schiavi, le ribellioni delle colonie ma anche per la corruzione, la decadenza dei costumi e l’immoralità diffuse dal I secolo a. C. alla fine dell’impero. L’onestà cristiana fu un argine per contrastare gli illeciti e immorali comportamenti importati dalla cultura greca. Il cristianesimo metteva in secondo piano le cose terrene, dando più importanza a quelle spirituali. A proposito di cose terrene: il Senato romano per motivi economici e morali emise invano parecchi editti per proibire gl’indumenti di seta. L’importazione di seta cinese causò enormi uscite di oro e le vesti di seta venivano considerate decadenti o immorali. Diceva un filosofo dell’antica Roma: “Possono essere definite vesti robe che non nascondono il corpo e nemmeno le parti intime?” Facendo un parallelo con l’epoca moderna si può osservare che noi, figli, seppure molto alla lontana, di quel popolo nulla abbiamo inventato, siamo immorali e corrotti come allora. Stiamo vivendo la crisi che fu dell’impero romano. Senza il consenso morale anche oggi è infido il futuro del mondo. Corruzione, peculato, concussione, brogli elettorali, tangenti… sono reati conosciuti anche nel mondo romano, cui vanno aggiunti illeciti e problemi più attuali quali la pornografia, il turismo sessuale, la droga, la violenza sul prossimo in generale e sulla donna in particolare, il terrorismo e i fenomeni malavitosi, il disinteresse verso chi soffre per fame o per malattie e infine il degrado ambientale, dovuto anche a speculazioni di qualsiasi genere: quanti decenni (non secoli) di vita ci attenderanno?