Tutta colpa del Patto di stabilità
Patti poco chiari per i paesi dell’Eurozona come l’Italia. Unica cosa trasparente quanto l’acqua è lo slogan “sforare il patto” (Patto di Stabilità) che all’unisono i sindaci dei piccoli comuni d’Italia, confortati dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni italiani), hanno urlato al Governo. Le regole sono come un paio di scarpe troppo strette e l’Italia non ci sta a volerle indossare in nome dell’incombente patto di stabilità interno. Il nostro paese non ha alcuna situazione di equilibrio e ci sguazza! Figuriamoci quanta voglia c’è di rimettersi in carreggiata cominciando proprio ora, che ha una certa età, a viaggiare su binari più angusti! Il Psi (patto di stabilità interno) ha in sé delle regole fiscali col principale obiettivo di controllare l’indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni degli Enti territoriali, come le Regioni e gli Enti locali. Esso fa capo al ben più ampio Psc (patto di stabilità e crescita – 1997) e serve a non indebitarsi nel rispetto di una integrazione monetaria comune a tutti i paesi dell’Eurozona. E dire che di tempo ce n’è stato per abituarsi al “pensare globale” (sottoscrizione del Trattato di Maastricht del 1992 e nel 2000 l’utilizzo dell’euro), ma il nostro paese si è adeguato a parole a una politica economica di stampo europeo e, di fatto, è rimasta ad agire e pensare come se ci fosse ancora la lira. I patti, sin dall’inizio, erano: o l’Italia rimaneva con la lira diventando un paese alla deriva o (con l’euro) si sarebbe dovuta adeguare ai parametri economici del resto d’Europa. Si è continuato a vivere e ad agire come se nulla fosse cambiato e come se il debito pubblico fosse la patata bollente da rifilare al vicino. Il risultato è riassunto nella parola “recessione”, conseguenza di un malcostume generale e diktat per cui si chiedono sacrifici di tasca sempre più grandi. Intanto i Comuni italiani (specie quelli più piccoli) hanno il cappio al collo e i sindaci hanno protestato con l’Anci invocando l’oggi pago, cioè di sforare il Patto di Stabilità per dare la possibilità alle Pubbliche Amministrazioni di pagare le imprese che non vedono introiti da anni. Il Governo Monti ha aperto uno spiraglio: ha aumentato il debito pubblico di 20 miliardi di euro per il 2013 e altri 20 per il 2014 al fine di restituire liquidità alle imprese. Ma che ne sarà comunque di un’Italia miope che non vuole stare alle regole? Rimarrà il paese del “Non ti pago”(celebre film di E. De Filippo) o quello dei “pagherò” (dal nome della nota cambiale)?
Raffaella D’Adderio