Le opere erotiche
Va data una spiegazione generale per il progetto che l’Associazione Peschi, affiancata da altri Enti che volentieri e con generosità l’hanno appoggiata, ha messo in campo per ricordare Umberto Peschi nel centenario della nascita e nel ventennale della sua scomparsa. La grande retrospettiva a San Paolo, nel luglio 2004, ebbe un taglio scientifico. Si intese giustamente considerare l’opera di Peschi, secondo una logica di storicizzazione, quasi occultando l’uomo, il personaggio dietro la sua opera, con studi tendenti a dimostrare come quest’opera fosse stata in sintonia con i tempi, nel contesto storico e ambientale in cui era stata prodotta. Si intese distinguere l’artista anziché l’uomo, evitando a tutti i costi il sospetto di provincialismo. Tutto molto giusto: Peschi sia nell’opera che nel suo modo di vivere non è stato assolutamente un provinciale. Ha cercato invece di essere sempre in sintonia con forme d’arte contemporanea di ambito nazionale e internazionale. Ma la persona, il personaggio, chi lo ha conosciuto personalmente lo sa, era talmente ricco di virtù e di umanità, che non poteva essere dimenticato. Un vero maestro per generazioni di artisti! Già nel titolo scelto per l’attuale rievocazione, “La casa di Peschi”, si è voluta evidenziare tale caratterizzazione. Con la mostra di Recanati, l’esposizione delle grandi sculture a Palazzo Buonaccorsi, gli interventi di giovani artisti su un’unica grande tela, si è inteso ricordare l’uomo, oltre che le opere degli ultimi periodi a molti ancora sconosciute. Il ciclo di disegni inediti esposti alla Galleria Galeotti, in particolare, ci riporta a una situazione di speciale confidenza con l’artista, a una condizione di vicinanza efficace e sui generis anche per il particolare aspetto che tratta: il disegno riferito prioritariamente al tema dell’eros. Viene da chiedersi il perché di questi disegni nel curriculum artistico di Umberto Peschi. Le fantasie di un artista sono incontrollate e incontrollabili. Le ragioni che le producono restano quasi sempre oscure. Ciò vale anche per questa raccolta. Possiamo solo fare delle ipotesi. È una serie di immagini che può essere vista come un album di ricordi. Oppure come un rigurgito di virilità dell’artista alle soglie degli ottant’anni. O semplicemente come un gioco del comporre attraverso forme modulari, così come era stato per la scultura (ora che questa non era più possibile perché venivano meno le energie necessarie, si ripiegava sul disegno). Il tema dell’erotismo, trattato da tanti artisti nel corso della storia doveva apparire a Peschi particolarmente attraente. Ma non è escluso che a spingerlo a questa ricerca fosse stato ancora un desiderio di libertà, di non conformismo, di ironia. Sono ipotesi. Fatto è che Peschi indugiò a lungo negli ultimi anni su questo tema senza darne spiegazioni, senza mai preoccuparsi di motivarlo. Del resto il gioco non ha altre motivazioni che se stesso; il divertimento che produce! Ma a fronte di queste e altre possibili supposizioni ci sono anche delle certezze. Quali? Innanzitutto la coerenza di uno stile e di un linguaggio basato sulle simmetrie e sulle contrapposizioni. Uno straordinario insorgente gusto del colore in un’età in cui i colori tendono normalmente a spegnersi. Uno scrupolo esecutivo che anche nel disegno emerge e si distingue: la precisione del segno, un’ accuratezza di esecuzione senza cadute e incertezze: è l’etica artigiana, che riemerge, del prodotto finito e ineccepibile, che ancora una volta distingue il lavoro di Peschi. Infine, torno a dire, l’attitudine al gioco, che dimostra la freschezza immaginativa di questo artista ancorché anziano. Un artista che aveva i cassetti pieni di biglie colorate, di pietre marine delle più varie fogge e colori, di conchiglie e di pezzetti di legno erosi dall’acqua o dal fuoco. Forse non si è considerato abbastanza che le forme create da Peschi, malgrado l’apparente geometrismo e meccanicità sono anch’esse ispirate in parte dalla natura. Un’ultima considerazione. Si è pensato, si è detto che presentare questi disegni poteva sembrare sconveniente. Debbo dire che noi dell’Associazione Peschi, e Adriano Biondi stesso che di questi disegni è proprietario, oltre che committente, proponendoli non abbiamo voluto creare né scalpore né scandalo, ammesso che al giorno d’oggi la morale comune faccia caso a queste inezie. Abbiamo invece seguito una logica storicistica, quasi scientifica. Ci sembrava che nella documentazione riguardante l’opera di Peschi, non dovesse mancare questo tassello, creato dall’artista con tanto trasporto e, va anche detto, con il consueto rigore e rispetto della qualità artistica. Ringraziamo quelli che ci hanno messo in grado di farlo: innanzitutto la Provincia e per essa, in particolare, l’Assessore Bianchini, che è stato anch’egli amico di Peschi, da bambino, quindi particolarmente affezionato. Poi la Banca delle Marche che ha provveduto a un parziale finanziamento. La Fondazione Carima che ci ha ospitato e che ci è stata vicina nell’organizzazione. Grazie, grazie a tutti!
Lucio Del Gobbo