di Angela Catolfi
Stazioni che aspettano
i soliti treni
dove deragliano i giorni
oltre frontiera.
Arrivi e partenze
su vagoni di verità lambite,
verso una meta
che non c’è.
Viaggi che cercano ancora
spezzoni di cielo,
profumo di terra,
erbe ondeggianti
e oblio sulla pelle.
Fuggono dai treni in corsa
paesaggi della mente
in schegge colorate
d’improvvisi abbandoni:
percorsi d’inquietudine,
coagulare di ricordi
nel respiro del tempo.
Con le nubi passano
terre vulnerabili
intrise di malinconia
che allaga gli occhi
e spalanca il vuoto delle cose.
Stazioni che aspettano
treni non presi
dove si dissolvono,
in mille comete,
tavolozze nebbiose
di fatue finzioni.