La storia di Macerata a piccole dosi, XIII puntata

Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche di

Adversi, Cecchi, Paci

 

Cambiamenti ogni anno

 

Appena sei mesi di libertà

Erano tempi di burrasca quelli sotto il Migliorati che aveva costretto i maceratesi a seguire il Papa pisano Giovanni XXIII. Infatti gli esuli maceratesi rifugiati a Tolentino e a Montemilone facevano continue scorrerie sul territorio per cui il 29 settembre 1411 si decise di far governare la città ai Priori in una specie di Stato popolare. Costoro inviarono ambasciatori agli Smeducci di San Severino, al Malatesta ora signore di Osimo e promisero obbedienza a Papa Gregorio. Macerata rimase libera fino al giugno del 1412 quando il Migliorati s’introdusse di nuovo in città pretendendo il pagamento di tasse arretrate.

 

Una battaglia dentro Macerata

Il Consiglio cittadino ritornò fedele a Papa Giovanni XXIII e il 18 settembre giunse il capitano di ventura Cherubino della Staffa inviato dal Papa a riscuotere le taglie per conto di Braccio da Montone. Il presidio del capitano fu messo a dura prova quando il Malatesta, quale Vicario di Papa Gregorio, entrò con la forza a Macerata con 900 cavalieri e ancora più fanti. Cherubino della Staffa, con soli 150 cavalieri, dette battaglia al cesenate cacciandolo e infliggendogli gravi perdite.

 

L’ultima volta con i Varano

Intanto si succedevano gli scontri per tutta la Marca, mutavano le alleanze e le sorti politiche, per cui Macerata trovò conveniente passare di nuovo a Papa Gregorio e chiese di essere governata da Gentil Pandolfo da Varano. Fu l’ultima volta che i Varano assunsero la signoria della città e, per prima cosa, proibirono a tutti di “dicere, nominare et recordare ac etiam reimproperare alicui aliquas iniurias”. I soldati del Malatesta nel contempo imperversavano nella regione conquistando Montegiorgio e Montolmo; sconfitti i Varano a Beldiletto, caddero Morrovalle Montecosaro e Montegranaro.

 

Assediati dal Malatesta

Poi il 19 maggio 1415 il Malatesta pose l’assedio a Macerata che resistette 5 giorni, giusto il tempo di stipulare una tregua. Nel frattempo si era tenuto il Concilio di Costanza cui fece seguito la deposizione di Giovanni XXIII, fatto che sciolse tutte le intricate alleanze. La nostra città firmò un trattato di pace anche se, tutto intorno, continuavano a risuonare le armi. Nel 1418 Braccio da Montone con 4mila cavalieri transitò per San Severino, Petriolo, Mogliano, Loro Piceno e depredò Falerone. Il Migliorati fu sconfitto e fatto prigioniero dagli Sforza, Berardo da Camerino fu catturato a Foligno; San Severino fu conquistata dal Rettore della Marca che catturò Antonio Smeducci con due suoi figli e riuscì a sottomettere anche Fermo.

 

Il nuovo Statuto: gli autori

Macerata in questo periodo rimase tranquilla, tanto da mettere mano alla correzione degli Statuti. Ne furono incaricati il valente giurista Francesco di Vanni de’ Succhianappi insieme con Massio di Ser Lippo, Ridolfino di Ser Pietro, Confratre di Ser Giovanni, Ser Ludovico di Ser Marino, Ser Bartolomeo di Fiorello e Francesco di Antonio di Nicola. Lo Statuto fu approvato dal Rettore della Marca Giovanni Vitelleschi il 16 dicembre 1432.

 

Il nuovo Statuto: i contenuti

In esso c’era la volontà dell’oligarchia di rendersi padrona della città Infatti nella prima rubrica si legge che “essendo difficile riunire il Parlamento Generale le facoltà sono trasferite al Consiglio Generale che, però, deve trattare solo gli argomenti a esso proposti dal Consiglio di Credenza. Il Consiglio Generale doveva essere composto da almeno 80 membri e doveva deliberare in presenza, minimo, di 50 consiglieri; i Priori erano 4 e duravano in carica per due mesi mentre il Podestà, eletto per sei mesi, deliberava insieme con i Consiglieri e i Priori. La difesa della città era assicurata da nove Pennonieri, due per ogni quartiere a eccezione di San Salvatore che ne aveva tre, i quali avevano ai loro ordini 25 armati ciascuno. Con questo nuovo assetto Macerata si preparava ad amministrarsi per un duraturo periodo di pace non sapendo che, invece, stavano maturando tutti gli avvenimenti che avrebbero portato sconvolgimenti, per oltre un decennio, in tutta la regione: era in arrivo un famoso condottiero: il capitano Francesco Sforza.

continua

 

 

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